PIEDIMONTE MATESE. 1921-2021. Ambiente locale e globale dopo la scissione socialista di Livorno.
A Piedimonte d’Alife, ma in tutti i comuni del Sannio Alifano, negli anni Sessanta, si fronteggiavano alle elezioni locali soprattutto i cattolici democratici o D.C. e le sinistre: Pci, Psi, Psd, Psiup.
di Giuseppe Pace (esperto di studi ambientali e già prof. anche all’estero).
Lo studio dell’Ambiente, come insieme di natura e cultura, interessa sia il locale che il globale come della localizzazione e della globalizzazione, due facce di una stessa medaglia. L’Ambiente locale potrebbe essere il Sannio Alifano, ma anche l’intero ambiente italiano e poi il globale che va dall’Europa all’esterno di essa. Il Sannio Alifano ha non poco degli strali ambientali politici causati dalla scissione dei socialisti a Livorno nel 1921. Sicuramente meno strali di ambienti cittadini torinesi, milanesi, genovesi ed anche napoletani, dove la contrapposizione tra cittadini e sudditi era più vistosamente in conflitto. Un secolo fa l’impronta ideale dei socialisti affermatasi a fine 1800, nel 1921 fu sofisticata, alterata e sovrapposta da un’altra, sempre ideale, del comunismo. Col senno di poi si potrebbe ipotizzare che l’espansionismo zarista, pardon bolscevico-comunista russo, trovò collaboratori, fiancheggiatori e promotori in Europa occidentale tra cui l’Italia del 1921. Peccato che la nascita e l’evoluzione del comunismo in Italia trova spiegazioni romantiche in non poch e persone adulte, spesso nel ceto medio. Attualmente, lo storico Alessandro Barbero- dell’Università piemontese e noto conferenziere che attualizza la sua verità storica con carisma magistrale- non associa il nazismo al comunismo come il parlamento sovranazionale dell’Unione Europea ha fatto. Barbero afferma, in pubblico, che la Storia è sempre di parte e i politici di ogni tempo la applicano ai loro tornaconti politici e se ne strafregano degli Storici di professione. Qualcuno però ha scritto che anche A. Barbero non si sforza di essere superpartes e pare sia politicamente orientato a sinistra. Se ciò fosse vero si spiegherebbe la sua posizione di minimizzare il male comunista per amplificare quello nazista. Forse ne fa una questione di numeri di persone uccise: 1,5 milioni di oppositori politici nei Gulag i comunisti russi e 6 milioni i nazisti di cui 1,5 bambini e adolescenti come A. Frank che cremarono. Tra comunisti e fascisti nonché nazisti vi è un sottile legame che li accomuna, lo statalismo che schiaccia il cittadino, visto come qualunquista. Spesso il mito dell’egalitarismo dogmatico marxista non è del tutto diverso da quello dell’imprenditore statale fascista: entrambi vedono due colori soltanto: il proprio rosso oppure nero e quello dell’avversario nero oppure rosso. Invece esiste tutta una sfumatura di colori, almeno i 7 dell’arcobaleno. Nella Tv pubblica italiana il cittadino, non suddito, osserva gran parte dei programmi moderati da conduttori con tessere dei partiti di sinistra, dunque ad un secolo da Livorno non è tutto finito di quel mito totalitarista, che vede imprigionato in Russia chiunque si oppone all’idea di potere di Putin, moderno Zar. La Democrazia esigerebbe conduttori superpartes nei media pubblici come per i quotidiani che scrivono anche “Indipendenti”, ma da chi, forse dai cittadini non asserviti al dominante ambiente livellante ed uniformante. Molti politici e scrittori parlano della necessità di uniformare e rendere tutti uguali, ma se siamo tutti diversi nella sequenza di basi azotate nel DNA. Esiste la biodiversità ma anche la diversità culturale, delle sensibilità e la rottura degli stereotipi e dei luoghi comuni. Ciò non è da vedere negativamente, ma una ricchezza. Un esempio emblematico è quello del cittadino che conosce più lingue, quello è più ricco e utile di chi ne conosce una sola o magari neanche quella materna poiché è dominato ancora dal dialetto. Ho quasi ultimato un saggio ambientale che parte dal Canale di Pace di Letino, affluente del fiume Sava nella sua altissima valle, e spazia poi su quello piedimontese fino al globale sostenendo la nascita dei cittadini dai sudditi. Vedo tale nascita dalle arti liberali del XVIII sec. e in precedenza dai nobili medievali con i borghesi fuori dei castelli e in precedenza dai gentili o nobili consoli romani. L’Ambiente dunque non è solo studiato dall’Ecologia, ma anche da quella umana che è una variante che contempla pure lo studio sociale e culturale e non solo naturale. Per Letino e Piedimonte Matese ho scritto già 2 saggi a cui rimando il lettore, gli estremi sono nei siti ufficiali dei due comuni secondo l’Enciclopedia più usata nel sistema digitale attuale. Qua vorrei soffermarmi sull’aspetto politico connesso all’anniversario secolare del partito comunista. Ma vorrei anche prendere spunto da un video visto ed udito con in cattedra un altro storico, prof. universitario patavino:”Cent’anni fa veniva fondato il futuro PCI: essenziale per la nascita della Repubblica e per l’avanzamento del Paese, non rinnegò mai le origini rivoluzionarie e i rapporti con l’Urss. L’analisi dello storico Marcello Flores, autore con Giovanni Gozzini di “Il vento della rivoluzione. La nascita del Partito comunista italiano” (Laterza). Leggi l’articolo completo: https://ilbolive.unipd.it/it/news/100... Intervista di Daniele Mont D’Arpizio Montaggio di Elisa Speronello”. Anche qua nel riferire la cronaca della scissione socialista del 1921 il relatore vede il dopo del 1921 come fine del mito comunista, anche se in Cina o meglio in Corea del Nord qualcosa resta, ma con il capitalismo economico in essere. Anche oggi dunque molta parte degli Storici di professione propende o è sensibile in modo più speciale all’anelito di libertà del suddito-classe operaia- dal vassallo o padrone, capitalista? In Ecologia Umana si rifugge un solo sapere, anche se storico, per utilizzare più saperi in modo interdisciplinare e transdisciplinari. Vedo che il singolo sapere spesso è vittima della propria formazione o deformazione e dà una sua verità per verità. Mentre la realtà ambientale, intrinsecamente complessa, non è, se non superficialmente, letta e interpreta tata, da un solo sapere. Ancora oggi è possibile vedere in prossimità di elezioni periodiche comunali, provinciali, regionali e politiche nazionali o anche per il parlamento dell’Unione europea come i cittadini si dividono e parlano in nome e per conto del suddito che, in genere, è delle classi meno abbienti. Sta ancora in questa divisione la scissione dell’idea socialista del 1921? Perché no! Il socialismo può essere radicale, moderato, liberalsociale, ecc.. A Piedimonte d’Alife, ma in tutti i comuni del Sannio Alifano, negli anni Sessanta, si fronteggiavano alle elezioni locali soprattutto i cattolici democratici o D.C. e le sinistre: Pci, Psi, Psd, Psiup, ecc.. Pochi erano i repubblicani del PRI, i liberali del PLI e qualcuno in più era dei monarchici, di Achille Lauro. Pardon dimenticavo lo zoccolo duro del nostalgici del fascismo, come l’Avv. Di Baia del MSI. Il fascismo che pure ho trattato nel mio saggio dedicato a Piedimonte Matese, per decenni ha seminato il proprio mito nei paesetti matesini come Letino, dove di tesserati ve ne erano molti e che poi i comunisti di fine anni Sessanta e Settanta hanno sottaciuto pensando ai loro paesani tutti comunisti quando amministravano la res publica dal municipio. A Piedimonte d’Alife, il Dr. Dante Cappello di allora, esponente di rilievo anche regionale e parlamentare della D.C., era fronteggiato da un socialista possidente M. Piazza e un comunista imprenditore di pollame, L. Fusco. Nelle sezioni politiche locali i giovani si aggregavano e si disaggregavano in base alla personalità adolescenziale-giovanile che si andava formando e che a scuola si temprava con le conoscenze dei vari saperi. Io ebbi la fortuna, a favore, di capitare nel corso A- dell’Itis F. Giordani locale, sez. di Caserta- frequentata dal fior fiore della ceto medio locale ad iniziare dai Gaetani, i Merolla, i Tacchetti, ecc.. Anche i docenti erano più stabili di altri corsi frequentati dai pendolari da Caiazzo a San Gregorio Matese, da Capriati al Volturno a Gallo Matese e Letino. Mi capitarono anche, a maggioranza, dei buoni docenti che mi hanno aiutato non poco a sperare nel miracolo scolastico auspicato dal laico e costituzionalista on. Pietro Calamanderi, con monito riportato sul muro dell’Aula Magna della scuola media di primo grado Giacomo Vitale, affianco alla villa comunale piedimontese. Calamandrei scriveva: ”Solo la scuola può compiere il miracolo di trasformare il suddito in cittadino”. Presumo di averne usufruito, perciò scrivo anche su questo media. Ultimamente con l’avvicinarsi del clima elettorale piedimontese, tale media pare bersagliato da qualche piedimontese che lo accuserebbe di mancanza di coraggio democratico sulla trasparenza degli atti amministrativi. A me non pare, anzi vedo e leggo che ad Alife come a Piedimonte non trascura di evidenziare anche inchieste coraggiose della DIA. Nell’ambiente politico piedimontese non mancano alcune centinaia di figli e nipoti delle arti liberali che soffrono da troppo tempo dalla tirannia dei boss politici estranei all’ambiente locale. Questi boss, spesso napoletani o con interessi economici e politici metropolitani, riescono a dividere i cittadini piedimontesi ma anche alifani, e a mettere gli uni contro gli altri. Il gioco politico è facile, dividi e impera dicevano già i cittadini o nobili di Roma caput mundi, che studiavano retorica in Grecia. Alcuni cittadini e studiosi alifani e piedimontesi, decenni fa, capirono che se Piedimonte d’Alife, più che Matese, fosse diventata un capoluogo di provincia del Sannio, nuova regione allargando il Molise, sarebbe divenuta la IV città del Sannio e non quasi ultima della Campania. Insomma capirono che piccolo è anche bello e meglio amministrato! Altro mito? Chissà! Comunque è un mito che affascina anche me, che presume di essere cittadino di prima generazione. Il cittadino di Piedimonte Matese vive attualmente in un ambiente politico di prima dell’elezioni municipali ed è combattuto se stare fuori dalla partecipazione attiva anche con la propria faccia in lista elettorale, oppure restarne fuori e magari restare con il diritto di gridare:”piove governo ladro”! L’art. 4 della Costituzione obbliga il cittadino di collaborare per il progresso anche civile. Invece, i partiti con la loro invadenza nella società civile, trasbordano l’alveo loro assegnato dalla Democrazia e dalla nostra Carta Costituzionale. In questo media leggo non raramente le indagini in corso verso questo o quell’ente pubblico, dove qualcuno o più di qualcuno ha ceduto alla concussione, alla truffa e al nepotismo come piazzare il nipote o cognata, ecc. nell’Ente pubblico o semipubblico. Ancora più diffuse appaiono le segnalazioni alla DIA di corruzione di questo quel funzionario pubblico dell’ambiente del Sannio Alifano o anche di gare d’appalto truccate, pilotate e truffaldine. Meno male che i media nel Mezzogiorno nostrano riescono a fare la stampa artiglieria della libertà, come leggo nel logo di un media di vicino Napoli,”Scisciano Notizie…” su cui scrivo spesso anche lunghi articoli con fotografie debitamente allegate che meglio informano ed illustrano l’ambiente esaminato. A me scrivere permette di essere cittadino che collabora e senza altri fini, anche di retribuzione mediatica. Dei pennivendoli non ho molta stima perché potrebbero essere di parte del “padrone”che li paga. Oggi assistiamo ad una rivoluzione tecnologica digitale sorprendente, che permette a tutti di informarsi senza neanche spendere circa un euro per il media cartaceo e soprattutto da casa, dal negozio, dall’azienda agricola, industriale e dei servizi se lavora. L’Ambiente globale non è più molto lontano, lo possiamo vedere in molte delle merci che usiamo per vestirci, per mangiare, per divertirci, ecc..Le grandi firme e non solo più le piccole aggressive del mercato, producono o acquistano merci dappertutto e poi le vendono anche nel Sannio Alifano. Il telefono digitale permette a chiunque di informarsi senza più essere suddito di una o poche fonti informative. La stessa scuola con la pandemia da covid19 e la necessaria prevenzione con la dad ( didattica a distanza) ha rivelato anche aspetti positivi ed innovativi. Questi aspetti sono, in sintesi, il non potere più improvvisare la lezione da parte del docente di qualunque sapere, né riposarsi in classe, ma lavorare ed informare in modo aggiornato e superpartes. Accanto al discente a casa potrebbe esserci, magari non inquadrato dal video, il genitore, l’amico, il vicino. Questi, gradito intruso da parte mia ex docente, potrebbe essere specialista del sapere impartito con la dad e potrebbe anche giudicare, valutare e sollecitare la preparazione del docente dall’altro capo della corrispondenza biunivoca digitale. Il docente allora non è più controllabile solo dal preside, impegnato in tante altre cose amministrative, all’estero spesso insegna anche e non perde il contatto col discente. Dunque la globalizzazione non è così negativa come non pochi credono di area comunista, socialista e fascista, ma anche positiva più apprezzata positivamente da persone col mito centrista o liberista, tralasciando quello religioso che dovrebbe essere superpartes. Dunque dopo un secolo dalla scissione comunista di Livorno l’ambiente globale e locale risente eccome del mito comunista, che è contrario al capitalismo, al privato, al cittadino singolo, a chi non parla e scrive di egalitarismo, di aiuto a chi non possiede, di tassare solo chi ha, di abbassare le pensioni se ha lavorato e versato per tutta l’età lavorativa e se non ha evaso le tasse, ecc. Dare al povero prendendo sempre dal ricco fino a far diventare tutti poveri, ma questo era già il mito dei cattolici catacombali, anzi quelli riconoscevano a Cesare quello che era suo, questi pare di no ad iniziare da certi vescovi di Roma, che fanno accordi segreti con la Cina comunista. A Piedimonte M. questi egalitarismi dogmatici socialisti e cugini comunisti sono quasi scomparsi? Non proprio perché quel mito bolscevico non è dei figli dei contadini, ma di non pochi piccoli borghesi che parlano per nome e per conto dei metalmeccanici, dei poveri disoccupati, del famoso Sessantotto, senza averlo vissuto neanche un po’ e chi lo ha vissuto, a Piedimonte M. lascia parlare costoro tronfi di retorica astratta non reale, né realista. Spesso sono anche docenti, soprattutto di domini culturali tra il filosofico e le scienze politiche, quelli dei saperi scientifici stanno solo a guardare, perchè forse già vaccinati dai miti dei superficialismi ideologici. L’Ambiente politico prima delle elezioni municipali non lo vedo bene anche per la distanza reale, ma la distanza virtuale mi permette di leggere più di qualche media locale, compresi quelli dello stato Vaticano, che a Piedimonte ha coperto un pastore poi condannato definitivamente e senza appello dalla Magistratura della nostra Repubblica antifascista, che il 27 c.m. ricorda i martiri del 1943/45. Da non pochi amici piedimontesi mi giungono notizie poco edificanti circa l’ambiente politico locale in vista delle elezioni ormai prossime per rinnovare il Consiglio comunale. Eppure prefigurerei più liste, in competizione, di cittadini locali, non dipendenti eccessivamente dai partiti con basi elettorali esterne all’ambiente piedimontese o dell’immenso tessuto sociale napoletano. Il territorio della Provincia di Caserta comprende 104 Comuni, suddivisi in alcuni ambiti territoriali sub-provinciali: 9 appartenenti all’area Domitiana, 19 all’area Aversana, 18 all’Alto Casertano, 27 all’area Alifano–Matesina e, infine, 31 gravitanti attorno a Caserta città. La popolazione residente nell’Ambiente provinciale casertano è pari a 910.862 abitanti al 2010, con una densità pari a 345 ab/kmq, seconda in regione solo alla Provincia di Napoli. A Piedimonte M. vi sono sufficienti anticorpi democratici di cittadini che lasciano ben sperare di girare pagina e di ritornare sui tratturi storico-politici dell’onestà, ben descritti dal colto sottoprefetto alifano Pietro Farina. A Piedimonte M. la frase di P. Calamandrei, prima citata non fu messa a caso in quella scuola. Se quella frase è stato messo là, ci sarà stato pure un motivo! Non tutti i passati mali sono destinati a nuocere al cittadino piedimontese, che non è ingenuo né suddito di sua maestà la burocrazia e la partitocrazia dei feudi elettorali. I partiti sono lo strumento democratico per rappresentare più idee e istanze, ma non devono invadere la società civile del cittadino del 2021 d. C. che, in ogni caso è tutelato dal Legislatore. Certo che se si osserva l’ambiente politico attuale, sugli scranni parlamentare siedono alcuni nullafacenti di bassa cultura che addirittura giungono al rango di ministri e alimentano la fantasia del suddito italiano pronto sempre a chiedere il lecito e l’illecito dei ristori, dei sussidi vari. A Piedimonte Matese poi le scuole sono state frequentate da tutti da un settantennio a questa parte e non pochi sono i diplomati ed anche laureati. Tra questi i cittadini “miracolati” dalla scuola non mancano e una buona maggioranza ed un’altrettanto buona opposizione in Consiglio comunale è utile e necessaria per cambiare in meglio on in peggio, al di là del Sindaco che deve essere, una volta eletto, superpartes come Legge prescrive. A Piedimonte M. la res publica ha bisogno di essere amministrata per un presente e un futuro migliore, più ricco di opportunità lavorative soprattutto nel settore terziario dei servizi perché porta centrale del Matese montuoso da cui sgorga una sorgente di acque da valorizzare. Anche da valorizzare è il fertile pedemontano agricolo e frutticolo nonché con un turismo da far decollare anche attraverso i suoi palazzi storici, biblioteche e musei locali oltre le scuole non poche né di bassa qualità culturale, di cui ho usufruito anch’io nei primi anni Sessanta.