ALIFE. Bufale, “anzichè recepire le normative comunitarie le interpretiamo a modo nostro, estrapolandone le parti che più ci piacciono o ci convengono”: il punto dell’allevatore Salvatore Foglia. VIDEO.

“Si dimentica che dietro queste stalle, queste attività ci sono i sacrifici, le esigenze e le giuste aspettative di intere famiglie di titolari, dipendenti e collaboratori che vengono così abbandonati a sè stessi nel disinteresse totale delle “istituzioni”.

“E poi c’è quello che se ne viene con l’affermazione che l’Europa mette al primo posto la tutela della salute… Le norme comunitarie citate ad intermittenza, o meglio, a convenienza. Quindi, anzichè recepire ed adottare le normative comunitarie – il punto di Salvatore Foglia, allevatore bufalino di Alife – le interpretiamo a modo nostro, estrapolandone le parti che più ci piacciono, o meglio, che più ci convengono.

La normativa comunitaria in materia di zoonosi è completa, equa e lungimirante, perchè riesce al contempo a provvedere alla tutela della salute umana e alla tutela delle attività zootecniche, con il dovuto riguardo alle ricadute socio – economiche – occupazionali. Mica come quelli che pensano solo a distruggere! In questa triste e vergognosa vicenda manca la parola “umanità”. Non c’è infatti umanità nei provvedimenti che, adottati pretestuosamente in nome della tutela della salute pubblica, producono in realtà ben altri effetti.

Premesso che l’allevatore è il primo ad avere tutto l’interesse ad eliminare dal proprio allevamento un animale infetto o presunto tale, per evitare la diffusione del contagio al resto della mandria ed il conseguente rischio per la salute pubblica, è importante sottolineare che la normativa comunitaria di riferimento prevede un validissimo supporto scientifico ed economico per affrontare la suddetta problematica. Quale sarebbe quindi il motivo che potrebbe spingere l’allevatore ad opporsi all’eliminazione degli animali infetti o sospetti d’infezione, se tale provvedimento fosse affiancato dalla prevista contestuale azione di risarcimento indispensabile per garantire la continuità dell’attività zootecnica e il reddito di tutti gli occupati ? Nella fattispecie l’Europa prevede, stanzia ed eroga alla nostra regione una dotazione economica più che congrua alla risoluzione del problema, che purtroppo non trova riscontro nella gestione di tali risorse, assodato che l’allevatore che subisce un abbattimento parziale o, peggio ancora, totale dei capi allevati, viene generalmente lasciato per mesi, se non per anni, senza il proprio capitale produttivo, senza reddito, e senza la possibilità di riprendere la propria attività. Si “dimentica” quindi che dietro queste stalle, dietro queste attività ci sono i sacrifici, le esigenze e le giuste aspettative di intere famiglie di titolari, dipendenti e collaboratori che vengono così abbandonati a sè stessi nel disinteresse totale delle “istituzioni”.

Ecco perchè manca il principio di “umanità” nell’azione di questa amministrazione regionale sempre pronta a rispondere “faremo, diremo, vedremo, provvederemo, ci impegneremo, emo, emo, emo, emo”, ma mai puntuale e responsabile nei confronti di chi subisce una disavventura del genere. Gli indennizzi, quando arrivano, sono sempre tardivi, assolutamente inadeguati a ristorare i danni fatti in precedenza e accompagnati da farragini burocratiche assurde. Le condizioni e gli obblighi imposti per la ripresa dell’attività sono invece spesso proibitive ed inattuabili. A chi giova tutto questo ?

VIDEO con Salvatore Foglia

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