ALIFE. Due tra le splendenti gemme alifane: chiesa di santa Caterina e monumento al Mietitore.
“… restano estasiati dal ricco patrimonio storico-artistico come le mura romane di 2000 anni fa, il cardo e il decumano quasi centrali alla cittadina ancora abitata molto dentro con i suoi uffici e negozi, le 4 porte cittadine, il criptoportico, le belle fontane storiche davanti la cattedrale, il mausoleo cilindrico davanti il municipio con la statua dedicata all’On. Dante Cappello”.
di Giuseppe Pace
Sull’ambiente d’Alife ho scritto spesso perché la storica cittadina ha profonde radici di comunità civile e dunque merita l’attenzione anche per evitare che qualcuno, alifano compreso, consideri quell’ambiente sua proprietà esclusiva. Alife come qualunque altro comune italiano, circa 8mila, e planetario è proprietà di tutti gli oltre 7 miliardi di persone della comune casa mondiale e ciascuno può, se vuole, dire la sua opinione, possibilmente motivata, viceversa è banale, su aspetti ambientali d’Alife, pur leggendo anche cosa scrivono e cosa hanno scritto gli scriptorum loci come Pietro Farina, che cito spesso, nei miei scritti, “alifanocentrici del Sannio Alifano”, perché persona colta, con notevole onestà intellettuale e diligente sottoprefetto. Ad Alife, città di quasi 8 mila residenti, la religiosità cittadina da tempo venera la vergine e martire, santa Caterina d’Alessandria. Alla singolare martire è stata eretta e dedicata la bella chiesetta, una delle gemme alifane, situata nell’omonima piazzetta che ha un’altra gemma d’ammirare: la fontana in bronzo francese dedicata al Mietitore. Entrambe sono gemme artistiche, storiche e culturali del ricco patrimonio ambientale di Alife, città antica e con territorio esteso 63,87 km², che va dalle sponde di sinistra del fiume Volturno, naturale confine verso sud, ai vasti pianori intensamente coltivati e, attraversando una stretta fascia collinare, raggiunge la parte montuosa la cui vetta più alta è Monte Acuto di 1265 di quota altimetrica. Il suo territorio è il più vasto degli altri 16 comuni della Comunità Montana Matese. Secondo lo studioso bojanese con una ricca biblioteca (contenente anche il mio saggio, là donato: “Piedimonte M. e Letino tra Campania e Sannio”) nel suo palazzo di possidenti bojanesi, lungo il Tratturo Pescasseroli-Candela, Architetto, Emilio De Fabritiis, il nome Alife deriva dalle olive, ma l’etimologia di tale nome è ancora oggetto di studi. L’esatta pronuncia sabellica dovrebbe essere ALIPHA; su una moneta d’argento del IV a.C. la forma osca è grecizzata in ALIOHA. Per i romani è Allifae, con qualche variante, ed è nominata da Cicerone, Orazio, Plinio il Giovane, ecc.. Nel medioevo la forma definitiva Alife compare su pergamene dell’XI secolo, il nome continuerà a circolare su documenti e cronache in varianti come Alifia e Alifi. A supportare l’ipotesi del colto bojanese, prima citato, il termine greco Elaias (oliva) sembrerebbe essere l’origine più plausibile del termine latino (sostantivi di origine greca pluralizzati) Aliphae, con possibile riferimento all’antica varietà di olivo autoctona ‘tonda allifa’. Antica sede vescovile documentata storicamente a partire dall’anno 499, ma di fondazione più antica: dal 1986, pur mantenendo la cattedra vescovile, è accorpata alla vicina diocesi di Caiazzo in un’unica comunità, con il nome di Diocesi d’Alife-Caiazzo. Capoluogo del Sannio Alifano che è quella parte territoriale della storica Regione Sannio che, insieme ad altri anche alifani, invochiamo di attualizzare ricostruendone il rango amministrativo di Regione Sannio oppure Molisannio con capoluogo BN-CB. Il territorio alifano, prima della conquista di Roma del 290 a.C., fu abitato dai Sanniti-Pentri. I Pentri, di cui ricordiamo, tra l’altro, la significativa necropoli d’Alife e la Tavola Osca di Agnone, erano una delle tante tribù dei Sanniti, con capitale Bovianum Vetus (attuale Bojano) che costituivano il popolo dei Sanniti e che facevano parte della confederazione che andava sotto il nome di Lega sannitica. Il nome di Pentri ha la stessa radice del celtico Stift (“sommità”) e significherebbe “popolo dei Monti”. Alife è conosciuta anche come “città della cipolla: la coltivazione di quest’ortaggio è qui storicamente attestata fin dai tempi della dominazione romana e la sua esportazione è stata per secoli tra la principale fonte di sostentamento dei suoi abitanti. Dal 1914 Alife è collegata a nord con Piedimonte d’Alife, oggi impropriamente Matese, e a sud con Caserta e Napoli con la Ferrovia Alifana, che ha ricevuto il dono attuale di nuovi treni più moderni e di forma aerodinamica che meglio serviranno i tanti studenti pendolari delle scuole alifane e piedimontesi e universitari delle nuove sedi casertane ed antiche napoletane. La chiesetta di santa Caterina d’Alife pare sia già in funzione almeno dal Trecento-Quattrocento e ricostruita in più riprese come la Cattedrale ed altre chiese alifane, sopravvissute al terremoto del 1688 che rase al suolo numerose altre chiese cittadine nonché al sisma di poco più di un lustro fa. I sismi dell’area del Matese sono stati da me esaminati e riportato lo studio in un articolo sull’Annuario dell’ASMV del 1989:I terremoti nel massiccio appenninico del Matese: stratigrafia, cause geologiche e sismografia”. Là, in quel lavoro ed omaggio ai monti nativi, sostenevo che gli edifici andrebbero costruiti con l’asse maggiore lungo la direzione norovest-sudest che è quella tipica del propagarsi dei sismi locali. Alla chiesa di santa Caterina era, circa 6-7 secoli fa, annesso un ospedale detto “delle fratarìe”; nel corso dei secoli ha avuto diverse ricostruzioni, fino all’ultima, radicale nel 1946, essendo stata quasi completamente distrutta dal tragico bombardamento della città del 1943. Si trova nell’omonima piazza e, assieme alla Cattedrale e a S. Sisto, è l’unica chiesa in piedi dal Medioevo e sopravvissuta al terremoto del 1688 che rase al suolo le numerose altre chiese cittadine. Nelle vicinanze di S. Caterina ancora nell’Ottocento era in funzione la trecentesca chiesa di S. Maria Maddalena, trasformata in abitazione civile. Dopo terminati i lavori di restauro per il miglioramento sismico dell’intera struttura danneggiata a seguito del terremoto del 29 dicembre 2013, quando riportò alcune lesioni sulla muratura in corrispondenza della divisione della navata centrale con l’abside, la chiesa di Santa Caterina è stata riaperta al culto alifano. Più volte ho avuto modo di vedere e risalutare, nella chiesetta di santa Caterina d’Alife, il sempre dinamico ministro di culto, don Alfonso De Balsi, officiare messa ed intrattenersi con i fedeli parrocchiani ai quali dispensava e dispensa sempre segni significanti della sua non breve missione pastorale “puzzando” di pecore più di altri ministri di culto dell’antichissima Diocesi locale, che da poco ha cambiato Pastore. Don Alfonso fu anche, in giovane età, pastore di anime tra i pastori letinesi e fu mio educatore religioso dell’azione cattolica lassù tra i monti del Matese più poveri, alti ed isolati dalle altre comunità civili del Sannio Alifano. Da Letino passò a San Potito S. dove c’è la chiesetta di santa Caterina. un altro dei gioielli architettonici e religioso, precedente ad Alife, dell’ambiente del Sannio Alifano. Fa piacere rivederlo ancora attivo e dispensatore di opere buone che sono il lievito della religiosità ovunque. Fa piacere anche rivedere la ritrovata vitalità della piazzetta alifana di Santa Caterina che è tornata ad essere centro propulsore ed aggregativo socio-culturale ed oratoriale della comunità alifana. Il 28.10.2018, su questo media, scrissi ancora di Alife:” La fontana del mietitore e le 4 fontanelle davanti la cattedrale di Alife mi hanno sempre attirato per la singolare bellezza storica. Nel 2002 vi condussi due colti personaggi del Venetoche restarono entusiasti delle bellezze alifane ancora più di quelle della vicina “metropoli” di Piedimonte Matese, che non ha porte antiche né l’ospitalità paesana degli alifani. Ad Alife ho molti coetanei che hanno studiato con me a Piedimonte d’Alife ed alcuni all’Università di Napoli. La città di Alife si sa è uno scrigno di reperti storici che si evidenziano già da lontano con la cinta delle mura romane e il cardo e il decumano con le quattro porte, oltre al teatro, il criptoportico, le fontane, la cattedrale, le tombe romanefuori le mura, ecc.. Tali eccellenze non sono ancora state valorizzate sufficientemente anche per attrarre i turisti della metropoli campana ed oltre. Fa onore ad Alife la bella gemma della fontana dedicata a Giugno con il mietitore. La mietitura ad Alife e dintorni era fiorente circa 60 anni fa ed aveva molti bravi mietitori, che andavano a mietere, quasi un mese dopo, nella piana di Bojano, come ricorda ancora la figlia di Sant’Angelo d’Alife. Jean-Pierre Victor Andrè, che fu il creatore delle ghise d’Arte Val d’Osne, che furono realizzate in serie delle opere di numerosi artisti francesi, ed importati in Italia dalla Fonderia Artistica Industriale Francesco De Luca di Napoli nel 1889. Il personaggio della fontana d’Alife in piazzetta santa Caterina, è un giovane efebo che sembra rappresentare l’estate o meglio il mese di giugno che nel calendario repubblicano francese è il “Messiodor”: dono delle messi. Duplicati dell’Eté di Moreau sono: ad Alife, Ortona Magliano Dei Marsi, a Terracina, a Matrice (CB) a Fornelli (IS) e a Cosenza Ad Alife, il giovine che sormonta la fontana con la falce in una mano e sul dorso spighe di grano, è chiamato “Giugno”. Nella calda estate l’acqua fresca che eroga il mietitore monumentale fa ricordare la sete dei tanti anziani mietitori reali alifani e del circondario. Ad Alife i turisti, come quelli che ho conosciuto personalmente, uno di Padova è morto la settimana scorsa, Luigi Spolaore, autore di saggi di botanica, presidente onorario dell’Accademia Officinale Veneta ed ex preside dell’Itas patavino, restano estasiati dal ricco patrimonio storico-artistico come le mura romane di 2000 anni fa, il cardo e il decumano quasi centrali alla cittadina ancora abitata molto dentro con i suoi uffici e negozi, le 4 porte cittadine, il criptoportico, le belle fontane storiche davanti la cattedrale, il mausoleo cilindrico davanti il municipio con la statua dedicata all’On. Dante Cappello e la fontana con la poesia di L. Paterno, le tante chiese e la stupenda cattedrale, l’esterno anfiteatro e le tombe romane nonché la necropoli sannita non lontano dal cimitero, sono altre perle alifane oltre la chiesetta dedicata a santa Caterina e la dirimpettaia graziosa fontana in ghisa dedicata alla mietitura alifana.