Castelvenere / Faicchio. “No alla didattica a distanza”: la Consulta donne Valle Telesina scrive al Ministro Azzolina: “ci faccia sapere la sorte della scuola pubblica”.
“Risposte immediate e concrete per essere noi amministratori di prossimità , esposti alle legittime richieste delle famiglie, ma soprattutto dei nostri bambini che vogliono ritornare alla normalità tra i banchi di scuola”.
“Alcuni aspetti della gestione della scuola in qualità di amministratrici e come mamme da sempre impegnate a dar forza al patto di corresponsabilità educativa scuola-famiglia”: è la pepata nota indirizzata al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Lucia Azzolina da parte di un gruppo amministratrici della Consulta sovracomunale delle donne della Valle Telesina: Filomena Di Mezza (Telese Terme), Maria Fatima Simeone (Ponte), Teresa Rapuano (Torrecuso), Lucia Vaccarella (San Salvatore Telesino), Nadia Palmieri (Faicchio), Mariangela Di Cerbo (Dugenta), Lina Caruso (Solopaca), Annamaria Parente (Amorosi), Maria Concetta Petrillo (Cusano Mutri), Roberta Conti (San Lorenzo Maggiore), Giulia Falato (Guardia Sanframondi), Carmelina Mannato (Pietraroja), Concetta Di Palma (San Lupo), Anna Franco (Puglianello) e Antonella Simone (Castelvenere). “L’emergenza COVID ha costretto la scuola a sospendere le attività scolastiche in sede, ripiegando per una didattica a distanza, scelta che non può ritenersi né vincente né produttiva di profitto per i nostri studenti. Una soluzione emergenziale, che seguiva ad eventi imprevedibili ed eccezionali, ha “giustificato” con pochissime attenuanti, questa forma di scuola ma non potrà e non dovrà essere la soluzione per il prossimo anno scolastico. Nondimeno potrà trovare ingresso la formula della didattica a distanza, alternata alla didattica in sede”. Perchè, lei, Ministro, trascura una serie di aspetti che qui di seguito evidenzieremo:
1. la didattica a distanza è inconciliabile con gli impegni lavorativi delle famiglie, soprattutto nel caso si tratti di bambini della scuola dell’infanzia e primaria;
2. la didattica a distanza richiede uno sforzo nella creazione di infrastrutture volte a ridurre il divario digitale presente nel nostro paese;
3. la gestione della didattica, sia essa a distanza che in sede, richiede una riformulazione delle modalità di gestione dei servizi assicurati dagli enti locali per garantire appieno la fruizione del diritto allo studio, mi riferisco in particolare alla mensa e al trasporto scolastico;
4. la didattica in sede richiede una rimodulazione del numero degli studenti in relazione alla grandezza delle aule, da sempre inadeguate;
5. la didattica a distanza oltre a ridurre il contatto sociale ha creato una condizione di disparità rispetto a varie categorie sociali nella fruizione della didattica stessa;
6.la didattica è incompatibile con le esigenze e l’apprendimento dei bambini della scuola dell’infanzia;
7. da ultimo, ma non ultimo per importanza, questo tipo di didattica non incontra i diritti e le esigenze dei bambini in difficoltà”.
Da qui la richiesta, come “amministratrici che seguono la scuola e conoscono le esigenze, le dinamiche, i limiti, i bisogni del mondo scolastico, che accoglie tantissimi bambini dai più piccoli ai maggiorenni, occupandosi di tutto, dal menu scolastico alla gestione dei pullmini, dalla sicurezza degli edifici alla pulizia degli ambienti dal problema più piccolo a quello più complesso, di conoscere quale sarà la sorte della scuola pubblica per poter attivare una programmazione che non ci trovi impreparate alla ripartenza a settembre. Dopo le decisioni nazionali, ci sono quelle locali che richiedono risposte immediate e concrete per essere noi amministratori di prossimità , esposti alle legittime richieste delle famiglie, ma soprattutto dei nostri bambini che vogliono ritornare alla normalità tra i banchi di scuola. Noi siamo disposte a confrontarci e chiediamo certezze per poterne dare ai nostri cittadini, rassicurandoli che davvero andrà tutto bene”.