NUSCO / ALIFE. Oggi l’ultimo saluto all’ultimo grande politico: Ciriaco De Mita addio alla politica ma “Quando morirò continuerò a parlare”. E quella particolare amicizia con Dante Cappello.
(Nelle foto, a dx lo studio di Ciriaco De Mita a Nusco ed, a sx, quello di Dante Cappello ad Alife).
di Vincenzo Martino
E quell’aneddoto che raccontò a margine di un incontro politico nell’aula consiliare di Piedimonte Matese tenuto anni fa con al tavolo l’amico di sempre Dante Cappello: “E fatta a fess e’ mammeta – concluse l’indiscusso leader della Democrazia Cristina che fu, tra lo stupore di una affollatissima aula, ironicamente commentando l’epilogo di una questione politica per la quale l’interlocutore, a cui De Mita si rivolgeva in quel diverbio, non aveva voluto ascoltare i suoi consigli. Nel mentre giù in Piazza, dinanzi il municipio matesino, era parcheggiata la sua vettura ed all’interno del cui bagagliaio erano state già caricate derrate alimentari gentilmente donate dall’amico Dante e provenienti, come di consueto, dalla rinomata “Masseria” Cappello.
Ma intanto oggi alle ore 18:30 i funerali a Nusco di quel Ciriaco De Mita che tra i grandi leader della Prima Repubblica, di quelli che hanno (ri)costruito l’Italia post bellica, è stato senza dubbio il più intelligente, lungimirante. Sarà presente quest’oggi nella sua Nusco anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel mentre la famiglia ha preparato la camera ardente nella villa di famiglia.
Saranno dunque funerali solenni quelli per il già Presidente del Consiglio dei Ministri, che saranno officiati nella Chiesa di Sant’Amato, dove l’ultimo leader democristiano aveva scelto di ritirarsi, concludendo una carriera, che lo aveva visto ai vertici delle istituzioni italiane, con ultimo la fascia tricolore da sindaco del suo paesello dell’irpinia. Ciriaco De Mita, 94 anni compiuti a febbraio scorso, è morto ieri alle prime luci del giorno nella casa di cura Villa dei Pini di Avellino, dove si trovava ricoverato per un periodo di riabilitazione dopo un attacco ischemico e la rottura del femore il 10 aprile scorso.
Addio Ciriaco: la politica come missione. La salma è stata trasferita nella villa di famiglia alla periferia di Nusco, dove la moglie Anna Maria Scarinzi, i figli Antonia, Giuseppe, Floriana e Simona, hanno deciso di allestire la camera ardente. Nel salotto, dove De Mita era solito accogliere gli amici e i conoscenti che venivano a trovarlo nel giorno del suo onomastico, il vecchio leader Dc ha ricevuto l’omaggio di tanti, tra cui Ortensio Zecchino, Giuseppe Gargani, amministratori locali e tante, tante persone comuni.
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Caustico e geniale, specie quando si trattava di sminuire avversari politici. In punta di fioretto i commenti di Ciriaco De Mita diventavano sciabolate micidiali. Al segretario del Pci Natta, serafico, disse: “Io non ho la barba perché ho il cervello, tu te la sei fatta crescere perché non hai idee”. Fu uno dei suoi bersagli preferiti: dopo un suo discorso commentò “Un complesso di luoghi comuni detti bene. Se devo dire la mia Berlinguer (segretario Pci prima di Natta), è morto oggi, non a giugno”. E su un improbabile confronto tra Churchill e Romano Prodi: “Prodi come Churchill? Uno ha fatto la guerra e l’ha vinta…l’altro non ha fatto neppure il servizio militare”. Insomma, se “Insulti celebri” fosse una competizione, Ciriaco De Mita sarebbe stato di sicuro tra i recordman per medaglie, basti pensare a cosa ebbe a dire di Casini: “Un doroteo capace di analisi da carrello della Standa”. Capace di essere tranchant pure su se stesso, parlando della mancata elezione a presidente della Repubblica: “Ci vuole uno stile che io, diciamoci la verità, non avevo. A me piace l’analisi, il pensiero, mi piace chiacchierare…un presidente della Repubblica non può chiacchierare”. Già, un amore forte per la parola, tanto da fargli arrivare a dire: “Quando morirò continuerò a parlare”.