PIEDIMONTE MATESE. I leader della produzione del cippato per le biomasse nel Matese: ospiti della Comunità Montana, spiegano le loro proposte.

“Questa zona del Matese noi la reputiamo importante: siamo già stati in Regione Campania dove hanno letto in maniera positiva le nostre proposte. Assurdo importare del legno dall’esterno, dal Portogallo, dalla Spagna, dalla Francia, quando noi in Italia abbiamo 12 milioni di ettari di bosco”. 

“Ci sono due zone molto invitanti in Campania: il basso salernitano e l’Alto Casertano“: esordiscono così i rappresentanti della F2I, l’importante fondo che ha deciso di investire anche nella produzione di energia da biomasse (in un’azienda parapubblica, così definita). Invitati dalla Comunità Montana “zona del Matese”, ed accolti in aula consiliare dal Presidente Domenico Scuncio, i delegati hanno avuto la possibilità di spiegare alle istituzioni presenti, ma anche e soprattutto agli operatori del settore intervenuti (i boscaioli), come intendono ampliare la loro produzione nel matesino, se ci sono le possibilità, ovviamente. Dicevamo della decisione di investire nel settore biomasse: sarebbero poco meno di 110 MhW la potenza installata di una serie di impianti che producono energia elettrica da biomasse vegetali che F2I avrebbe acquisito da Enel Green Power e Enel Produzione. I siti si trovano in Emilia-Romagna, Calabria, Sardegna e Lombardia, alcuni dei quali ancora in fase di costruzione. A garantire le biomasse ai cinque impianti saranno sia gli enti locali sia gli associati Coldiretti: entrambi i partner, con i quali sono stati già firmati accordi di conferimento, provvederanno a rifornire le strutture di potature e sfalci del verde pubblico, scarti agricoli, residui delle attività di manutenzione di fossi e canali. Tutti prodotti, e sottoprodotti, di cui le montagne del Matese sono ricchissime. Riuscirà a partire una collaborazione che sia, per entrambi gli attori in campo, proficua e produttiva? Allo stato dei fatti vi è stato un semplice incontro, “una riunione conoscitiva ed informativa – come l’ha definita il presidente dell’Ente montano, Scuncio. Il nostro compito era quello di far incontrare i produttori di legna e le aziende di lavorazione, e metteremo a disposizione la nostra struttura anche per futuri incontri, senza entrare nel merito: non è compito nostro”. Ma cosa cercano questi imprenditori? Il cippato, ovverosia il legno ridotto in scaglie (con dimensioni variabili da alcuni millimetri a qualche centimetro), che può essere prodotto a partire da tronchi e ramaglie attraverso la cippatrice (particolari attrezzature). Il prodotto può essere utilizzato come combustibile o materia prima per processi naturali e/o industriali. “I cippatori in zona non ve ne sono – precisano quelli della F2I – ma noi con nostri mezzi siamo pronti a raccogliere il vostro prodotto in loco, trasportarlo e lavorarlo nelle nostre strutture. E questa zona del Matese noi la reputiamo importante: siamo già stati in Regione Campania dove hanno letto in maniera positiva le nostre proposte. Non vi preoccupare delle difficoltà lavorative: siamo abituati a portare giù gli alberi dalle montagne bellunesi, non ci spaventa certo lavorare nelle montagne del matesino. Come abbiamo fatto presente al Ministero che reputiamo assurdo importare del legno dall’esterno, dal Portogallo, dalla Spagna, dalla Francia, quando noi in Italia abbiamo 12 milioni di ettari di bosco“. 

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  1. Gennaio 23, 14:33 Stefano Gotti

    Così si distruggerà progressivamente il patrimonio forestale delPaese.
    Chiamare energie alternative il cippato bruciato nelle centralia biomasse è un ossimoro.

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  2. Gennaio 15, 12:14 Michele

    Non ci servono inceneritori.
    Meglio investire in turismo.
    E limitate risorse boschive lasciarle alle piccole aziende di zona,
    eventualmente incentivarle.

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