PIEDIMONTE MATESE / ALIFE. Centralista il Mezzogiorno con il Sannio Alifano e il Veneto non più a “mezzadria con Roma”.
Ad Alife (CE) già G. Fappiano, alcune decenni fa, si appassionò a far diventare Piedimonte d’Alife (CE): V città del Molisannio e non ultima della vasta e super popolata Campania.
di Giuseppe Pace (Già Segretario Provinciale del Partito Pensionati di Padova).
Nel Sannio Alifano o Alto Casertano, da tempo non si vuole essere più amministrati dalla Campania, ma dal Molise esteso al beneventano e alto casertano. Ciò perché i servizi erogati in Campania sono scarsi per la sanità, la scuola, i trasporti, ecc.. Ad Alife (CE) già G. Fappiano, alcune decenni fa, si appassionò a far diventare Piedimonte d’Alife (CE): V città del Molisannio e non ultima della vasta e super popolata Campania. Ebbe dei veti dai politici, in auge allora, e si fermò con ”obbedisco”, prima di presiedere anche la locale Comunità Montana. Attualmente, a parte lo scrivente, autore anche di un saggio in merito al Sannio (presente all’edicole Bar di Porta Napoli e a quella vicino alla storica Banca S. Capasso di Alife nonchè da D’Aulisio e Grillo a Piedimonte M.), non sembra che l’idea del Sannio, non Molisannio, intressi almeno l’intellighenzia locale a parte qualche cardiologo e psichiatra locali. Il tempo è il miglior giudice delle cose scriveva Talete di Mileto. No schiavi di Roma né servi di Milano dicevano nell’ambiente politico leghista veneto alcuni decenni orsono. Oggi, il Governatore del Veneto, Luca Zaia, dice non più a mezzadria con Roma! Su invito di PadovaLegge ho assistito in Aula Magna dell’Università di Padova all’incontro pubblico sul tema e problema dell’applicazione degli articoli 116 e 117 della nostra Carta Costituzionale relativi alla promozione delle autonomie regionali. Luca Zaia, Governatore del Veneto, ha ribadito quanto precisato in precedenza da M. Bertolissi, che dei 61 miliardi prodotti dalle aziende venete ben 15 ogni anno restano all’erario romano e con l’autonomia maggiore da Roma ne basterebbero solo 1,5 di quei milardi di euro, versati per il principio di solidarietà nazionale. Il prof. universitario M. Bertolissi (spesso presente come esperto tra i politici del Veneto e con qualche punta non velata di antimeridione) parla, e non è la prima volta che lo fa, di contrapposizione Nord Sud con un nord che dà allo Stato ed un sud che prende dallo Stato. Zaia dice ”non più mezzadri di Roma”. A sentire Zaia e gli altri leghisti sembra che i primati veneti (sanità, produttività aziendale, bilanci positivi dei comuni, ecc) siano da loro stati causati e non anche che prima del fenomeno leghista, già con la D. C. dorotea, il Veneto possedeva quei primati nazionali di efficienza oggi vantati dai leghisti. Ma leggiamo il programma dettagliato del recente evento culturale d’autonomia regionale veneta. Dialogo pubblico tra il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie e il Presidente della Regione Veneto Lunedì 10 settembre 2018 alle ore 17:30. presso l’Aula Magna “G. Galilei” di Palazzo Bo, Università degli Studi di Padova. accreditato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova (n. 2 crediti). Parteciperanno Erika Stefani, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, e Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto. A moderare il dialogo sarà Paolo Possamai, direttore de “Il Mattino di Padova”, “La Nuova di Venezia e Mestre”, “La Tribuna di Treviso” e “Corriere delle Alpi”. Le relazioni introduttive saranno affidate a Mario Bertolissi, professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Padova, ed a Fabio Pinelli, presidente di PadovaLegge; mentre Rosario Rizzuto, Magnifico Rettore dell’Università patavina, e Sergio Giordani, Sindaco del Comune di Padova, rivolgeranno ai presenti gli indirizzi di saluto. L’incontro è aperto al pubblico. Il Magnifico Rettore dell’Università di Padova, da persona colta qual’è, ha fatto benissimo gli onori di casa e ha precisato, tra l’altro, il ruolo di incubatore di nuove idee svolto dall’Università già al tempo della Repubblica Marinara di Venezia, che ha avuto laureata, a Padova la prima donna al mondo, che è d’auspicio per la donna presente come Ministro per l’autonomia, Erika Stefani, laureata all’Università di Padova. Sergio Giordani, da Sindaco di Padova con la fascia tricolore a tracollo, evidentemente “provocatoria”, ha letto un breve intervento scusandosi di lasciare l’incontro per un Consiglio comunale che ricordava la figura dell’illustre uomo scomparso recentemente, Claudio Scimone, che ha guidato magistralmente i noti Solisti Veneti. Giordani, guida attualmente una Giunta comunale mista di centrosinistra portando Padova in area extraleghista nonostante la presenza dell’ex Sindaco leghista, M. Bitonci, ora sottosegretario ministeriale. Più moderata è stata E. Stefani, che ha elogiato la “sua” cabina di regia approntata e da lei diretta al ministero, dove ci sono anche i validi collaboratori Grillini. Il Direttore del Mattino di Padova ha posto la domanda al gentile Ministro che faranno i Grillini ed il Governo con possibili “manfrine” nel dare o non dare più autonomia regionale al Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. La Ministro è sembrata molto attenta a rispondere che nella “sua” Cabina di Regia i Pentastellati sono rappresentati e lasciano sperare bene. Insomma è prevalso il monito che più autonomia regionale significa (come riteneva il Presidente G. Napolitano) maggiore assunzione di responsabilità anche dal punto di vista fiscale. Il Veneto, è emerso nelle relazioni, ha molti primati regionali: migliore qualità sanitaria nazionale, più turisti di tutti, minore disoccupazione giovanile, ecc.. In realtà la crisi attanaglia anche il Veneto, ma la sua piccola e media borghesia è laboriosa, produttiva e non parassitaria come in altre parti d’Italia. I Comuni sono virtuosi e nessuno si permette di approvare un bilancio in rosso come succede, sempre più frequentemente, in Campania, in Molise e nel resto del Mezzogiorno nostrano, dove la res pubblica non sempre viene amministrata nel migliore dei modi e le persone vengono governate senza l’ascensore sociale meritocratico. Dunque sono solo una parte delle Regioni che chiedono maggiori responsabilità nell’autonomia decentrata e le altre? Le altre tutte del Mezzogiorno non vogliono autonomia forse perché sono abituate a prendere dalle casse erariali a piene mani? Eppure maggiore autonomia significherebbe più controllo locale delle tasse locali come già succede nella maggior parte dei Paesi più economicamente avanzati dell’Italia. Insomma siamo tutti in attesa del prossimo 22 ottobre, quando è previsto l’incontro tra Governo Giallo-Verde e il passionale e deciso federalista Governatore, Luca Zaia, per decidere le 23 materie dell’autonomia gestionale regionale a cominciare dalla scuola (ancora in gran parte statale, ma già si invoca la legge regionale trentina in merito). Resta la constatazione che le regioni del Mezzogiorno dormono con sonno centralista e le altre vogliono l’autonomia delle maggiori responsabilità nella gestione e governo della res pubblica. Al Veneto la riduzione del 90% delle tasse sembra essere un imperativo non trattabile con Roma. Nel Mezzogiorno, tra l’altro, necessitano sentenze esemplari per frenare il diffuso passivo di bilancio comunale come nell’Alto Sannio ad Alife (10 milioni di euro), nel Sannio centrale come a Bojano (circa 30 milioni di euro), ecc..Se non si frena il fenomeno bisogna che i Pentastellati rinuncino al reddito di cittadinanza per non aggravare la già alta pressione fiscale che è alta al Nord, al Centro e nel Mezzogiorno nostrano. Il Mezzogiorno, pur vantando primati quasi tutti negativi, da un’autonomia regionale maggiore da Roma, avrebbe tutto da guadagnare per la maggiore assunzione di responsabilità decentrata. Il Sannio Alifano è diverso dalla Campania non poco e sicuramente i servizi scolastici, trasportistici, ecc. li ha migliori. La Storia del Sannio non è quella della costa campana, né le popolazioni costiere somigliano molto, per usi e tradizioni, a quelle dell’antico Sannio Pentro, Caudino, Frentano, Caraceno, Irpino, ecc.. Comunque è l’intero Mezzogiorno che resta centralista nell’idea di Stato che nacque a Torino nel 1861, ma prima lo aveva a Napoli, dove solo Berlusconi riusci a fare una seduta del Governo che presiedeva per risolvere l’immondizia diffusa per le strade della metropoli napoltana e fino a Piedimonte Matese.