PIEDIMONTE MATESE. Il Darwin Day, 150 anni dopo del libro “Origine dell’Uomo”, per ricordare l’evoluzione biologica e culturale di noi tutti.

“I primi a parlarmi nel 1963/464 di Darwin a Piedimonte d’Alife furono la mia prof.ssa di Scienze Naturali, Falivene, e il Perito Agrario, Comparone … alcune copie del citato saggio, sollecitatomi a scriverlo dal Perito Agrario Raffaele Ferraiuolo…

di Giuseppe Pace

Oggi i concetti dell’evoluzione biologica sono diventati di dominio pubblico e anzi sono stati estesi ai più vari settori della vita umana,ma si tratta di un’acquisizione culturale abbastanza recente. La prima teoria o ipotesi coerente dell’evoluzione, quella del francese Lamarck, risale a due secoli fa e quella dell’inglese Darwin, che rappresenta per la sua diffusione, il  vero e proprio ingresso delle idee evoluzionistiche nella cultura umana, data esattamente 169 anni fa.  Dopo il pensiero umano ha subito un profondo rivolgimento di cui forse non si valuta appieno la portata. L’idea, comprovata da non poche prove e dati certi, che al posto di una creazione separata di ogni singola specie vi sia stata discendenza e trasformazione delle forme l’una dall’altra e che tutti gli organismi, compreso l’uomo, siano imparentati fra loro implica una nuova visione della e della posizione dell’uomo nell’universo. Già a fine 1700 il Naturalista svedese, Carlo Linneo, ancora creazionista, ci collocò nella specie Homo sapiens e ci mise ai vertici di un scala d’importanza tra i viventi. Poi con le teorie non più creazionistiche la scala divenne una sorta di albero di cui un ramo era quello “d’oro” perché c’eravamo noi, tutti i quasi 8 miliardi d’individui planetari che si avviano spinti anche dalla IV rivoluzione industriale o rivoluzione digitale, verso uno stato unico globale federale (tale è un capitolo del mio nuovo saggio “Canale di Pace…” in corso di stampa, non più foriero di guerre fratricide e con migliore distribuzione delle risorse planetarie. Quando insegnavo in Transilvania notavo la celebrazione periodica annuale del “Ziua Eminescu” (Giorno di Eminesco), Gli inglesi il “Darwin Day” (Giorno di Darwin) e nel sistema d’istruzione italiano esiste un suo illustre che si celebra un giorno all’anno? Niente di niente eppure siamo, secondo i campanilisti, i migliori del mondo anche se ogni anno l’Ocse ci mette 4/10 senza se e senza ma e il punteggio sale in proporzione al crescere della latitudine peninsulare. All’estero esistono le settimane delle scuole aperte (tutti possono entrare ed assistere alle lezioni) mentre da noi si aprono solo per farsi la pubblicità per aumentare le iscrizioni. No, non siamo messi bene col sistema d’istruzione dove nessuno controlla il controllore e i governi si susseguono indifferenti al basilare segmento sociale, speriamo che il neogoverno, con leader, M. Draghi, dr. in Economia e Commercio, ecc., dia una mossa non formale alla nostra scuola e università. I primi a parlarmi, in modo meno superficiale, nel 1963/464, di Carlo Darwin a Piedimonte d’Alife (CE) furono la mia prof.ssa di Scienze Naturali, Falivene, e il Perito Agrario, Comparone, fratello minore del Dr. Agronomo. Poi dopo alcuni lustri dopo rividi casualmente il socievole Comparone (che mi parlava di evoluzione biologica mentre passeggiavamo lungo piazza Roma) al cimitero piedimontese che mi riparlava in silenzio perché prematuramente morto. A Piedimonte D’Alife, Matese dal 1970, vi è l’Istituto Tecnico Statale Agrario ”A. Scorciarini Coppola”, fino dal 1888 e solo dopo 6 anni dalla morte di Charles Robert Darwin (12 febbraio 1809-19 aprile 1882). Tale prestigiosa istituzione scolastica piedimontese da 133 anni  ha formato migliaia tecnici in agricoltura di Terra di Lavoro e  più di 400 Periti Agrari (dedotti dal bollettino ufficiale del loro Collegio professionale guidato da  Domenico Di Baia) li ho elencati nel mio saggio ”Piedimonte M. e Letino tra Campania e Sannio”, reperibile nella sede del Collegio Provinciale dei Periti e Laureati in Agraria, ora diretto da P. Farina. Piedimonte Matese si onora di avere la sede di Collegio professionale provinciale anziché nel capoluogo di Caserta. Alcune copie del citato saggio, sollecitatomi a scriverlo dal Perito Agrario Raffaele Ferraiuolo, sono in biblioteche cittadine e nella cartolibreria D’Aulisio. Insieme ai conoscitori di Darwin, Periti Agrari ma anche ai Periti Industriali ed altri periti e liceali piedimontesi e dell’intero Sannio Alifano, che leggono questo loro media, voglio fare alcune considerazioni in occasione del Darwin Day. Il secolo della scienza, il 1800, fu figlio di quello dei lumi e dell’illuminismo il 1700 con la crescita, non tanto la nascita che è più lontana nel tempo e in occidente parte, in gran parte dai gentili o nobili di Roma caput mundi, del cittadino, sempre più artefice del proprio ambiente. Il 1900 invece è stato il secolo della tecnologia fino alla IV rivoluzione industriale della tecnologia digitale di cui il fisico Federico Faggin vicentino d’origine né è un degno rappresentante perché inventore speciale di parti importanti. Ebbene nel secolo della scienza tra gli altri seminatori di nuove idee vi fu il nobile e possidente cittadino, C. Darwin, che nato e cresciuto nell’ambiente culturale inglese, fu favorito nell’azzardare la sua teoria sull’Origine delle specie per selezione naturale, libro famoso edito nel 1859. Preciso ribadendo che spesso il pensiero innovativo è più possibile in ambiente dove non sia prevalente la conservazione, che Ignazio Silone vedeva anche come miseria quando scriveva del suo ambiente abruzzese. In Inghilterra la zootecnia e la selezione dei cavalli in modo speciale potrebbero aver contribuito alla nascita e all’affermarsi del pensiero darwiniano sull’evoluzione degli organismi o creature viventi, come si diceva allora e fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo e millennio si scriveva anche sui nostri libri. Oggi ci è più facile sostenere più che contraddire il pensiero darwinista, ma non mancano seminatori di modi di vedere diversamente formulati. Il 12 febbraio quest’anno in quasi tutte le università di oltre 196 ambienti universitari degli attuali Paesi, già globalizzati,  c’è il Darwin Day e fioccano le conferenze di noti titolari di cattedra dei saperi dei Naturalisti. Nel 1971 in occasione del primo centenario della pubblicazione del secondo libro di C. Darwin sull’Origine dell’Uomo, si conferma la correttezza della teoria sull’evoluzione dell’Homo sapiens. Nel 1871, 150 anni fa, C. Darwin pubblicava “L’origine dell’Uomo” per rispondere a serrate critiche dei creazionisti soprattutto del suo precedente saggio  sull’”Origine delle specie per selezione naturale”, del 1859, dove già anticipa l’approfondimento che farà nel 1871 circa 11 anni prima di morire. Il 12 febbraio si celebra dunque, in tutto il mondo, il Darwin Day, in omaggio al giorno di nascita del celebre studioso. Le sue tesi sono ancora attualissime e il consiglio è di leggere “L’origine dell’Uomo” la cui prima pubblicazione è avvenuta 150 anni fa. Una delle tesi più importanti, nel volume, riguarda la socialità umana che armonizza la lotta con la collaborazione come anche che la scelta sessuale non è solo dei maschi ma esiste il gradimento femminile.  Darwin era abbastanza tollerante quando scriveva perché teneva conto anche delle opinioni altrui. Sappiamo tutti che la teoria di Darwin è abbastanza travisata e falsificata fuori della cerchia degli specialisti. Non parliamo poi di quelli fuori da quella cerchia d’iniziati, dove ancora oggi si preferiscono le certezze dei creazionisti rispetto ai dubbi delle saperi scientifici. C. Darwin nel suo secondo libro sull’Origine dell’uomo si dà anche alla descrizione della scelta sessuale sia maschile che femminile e la chiama Teoria della selezione sessuale. Egli approfondisce il fatto che alcuni discendenti sopravvivono per riprodursi altri no. Anche altri Naturalisti  del suo tempo, pure illuminati, non lo assecondarono anzi spesso gli scrissero drasticamente contro. Per quasi un secolo molti la appellarono come quello de torpore sul sesso. Darwin in effetti fece, a volte, alcune semplificazioni quasi ingenue sul dimorfismo sessuale universale e vedeva i maschi più grandi e colorati rispetto alle femmine, mentre non è sempre così. Darwin dimostra poi, cioè oggi, di essere stato un precursore e si è avvicinato di più al vero naturalistico e culturale di tanti altri. All’Università di Napoli, Federico II, segui le lezioni di zoologia sia con il prof. B. De Lerma che  con P. Battaglini e feci l’esame biennale con il secondo perché il primo cessò dal servizio attivo per l’età avanzata. Studiai con interesse la zoologia, ma anche l’Anatomia comparata, ecc..  Poi a Padova, invece, ho frequentato ancora l’Università per corsi di perfezionamento postlaurea in Scienze Naturali, in  altre discipline e, non casualmente ma per attrazione spontanea, seguivo qualche lezione di Pietro Omodeo, Naturalista napoletano, che insegnava il darwinismo, in modo approfondito e convinto, nella patavina università sorta per gemmazione da Bologna ben 8 secoli fa. Il Darwin Day del 12 c. m. l’ho ascoltato con la tecnologia digitale (https://youtu.be/U0qYFPUhyyI) qua a Padova con la lezione del prof. universitario Telmo Pievani. Egli ribadiva che molti che parlano di evoluzione, ma non hanno mai letto i libri di C. Darwin. Nella prima edizione italiana, del 1875, Michele Lessona scriveva: “Molti che ne dicono male e taluni che ne dicono bene, non lo hanno mai letto”. Lessona ha ragione ancora ai giorni nostri: a distanza di un secolo e mezzo in molti parlano male di Darwin, ma spesso non l’hanno letto. Il primo suggerimento, allora – in occasione del Darwin Day – è proprio di leggere L’origine dell’uomo. La seconda parte del volume è dedicata alla selezione sessuale; la prima – formata da sette capitoli – parla, invece, di noi, di Homo sapiens. Si racconta di come anche le facoltà superiori dell’uomo – l’intelletto, il senso del bello, la coscienza, il senso morale, i giudizi, le regole della convivenza – hanno delle gradazioni negli altri animali e – attraverso il processo di selezione naturale – si sono diversificate nelle versioni, molte diverse, ma legate da un rapporto di continuità, che troviamo negli esseri umani. Darwin si interessò anche di socialità umana. Secondo Darwin, la base della socialità umana sono gli istinti sociali che troviamo pure negli animali. In particolare, lo studioso parla della simpatia (ora si direbbe empatia): patire insieme, il sentirsi parte della comunità perché capiamo le sofferenze, le intenzioni e le motivazioni dell’altro, di chi appartiene allo stesso gruppo. Affiora qui una tesi molto importante di Darwin: lasocietà umana è ambivalente, nata in piccoli gruppi umani, in tribù, che combattevano con altri clan. Si è creata allora una situazione strana: abbiamo imparato a essere solidali e a cooperare all’interno del nostro gruppo, facendolo diventare più coeso, organizzato e più capace di competere contro altri gruppi. Qui c’è il carattere ambivalente: siamo bravi a cooperare con chi pensiamo faccia parte della nostra stessa “fazione”, proprio perché siamo in lotta con chi non vi appartiene. In altri termini, la cooperazione e l’aggressività nascono dalla stessa logica, quella di gruppo. Darwin spiega poi – con elementi ancora oggi in grado di farci capire molte situazioni – che nel corso dell’evoluzione questi retaggi vengono perfezionati: subentrano gli elementi culturali e simbolici. Darwin pensava che evoluzione biologica e culturale fossero intrecciate. Questo vale anche per il senso morale e di comunità. Con il passare dell’evoluzione culturale – dice Darwin – noi abbiamo imparato ad allargare questo “noi”: non è più la nostra piccola tribù, ma l’insieme di tutte quelle che costituiscono una nazione. E poi impareremo a capire che il noi vale per tutta la specie umana. E infine, saremo così bravi a capire che quel noi includerà tutti gli altri esseri viventi. Ma, realista come era, Darwin ricorda che in fondo c’è sempre una tentazione: il retaggio del tribalismo che tornerà sempre a galla. Quindi, capire che facciamo parte di un grande noi non è un fattore scontato, ma sempre minacciato. Il nostro senso di comunità universale, di conseguenza, va coltivato.  Nel Sannio Alifano, Darwin è ancora quasi un estraneo oppure è familiare nel modo di pensare del cittadino, soprattutto alifano-piedimontese? I lettori in genere di media cartacei e libri sono meno del 10% e se non ci fossero le scuole che ci infarinano non poco di tanti saperi saremmo ancora messi peggio. Ma meglio tardi che mai o meglio ancora non è mai troppo tardi!

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