Donne assassine. “Ho ucciso il mio bimbo”: la dolorosa storia di mary Patrizio.

“La dolorosa storia di Mary Patrizio”. Vicenda del 2005 – una giovane donna uccide il figlio di 5 mesi annegandolo nella vasca da bagno, poi architetta una messa in scena per sviare le indagini: inventa una rapina, mette la casa a soqquadro quindi si chiude in bagno, si lega i polsi col nastro adesivo e si graffia il viso per far credere di essere vittima di un’aggressione da parte di malviventi sconosciuti.
Diversi elementi non quadrano, dai polsi legati in maniera lasca al DNA sul nastro adesivo tagliato con i denti, dalla porta d’ingresso senza segni di effrazione alla porta del bagno chiusa a chiave dall’interno.
Gli inquirenti non faticano a coprire che la donna ha fatto tutto da sola e dopo pochi giorni lo conferma lei stessa. Crolla, piange, confessa: “Sì, ho ucciso io il mio bambino”. Depressione post partum, pena da scontare in una struttura psichiatrica. A distanza di tanto tempo non ha alcuna importanza ragionare sui fatti e sull’esito del processo, piuttosto è interessante la chiave di lettura mediatica: il focus empatico è concentrato esclusivamente sull’assassina.
Dice l’articolo: “(…) scavando nel profondo della psiche della 29enne di Brugherio, dietro il suo timido sorriso e i capelli biondi, si trova l’infanzia con una madre malata di depressione, la ricerca di un posto nella società e di un’identità postuma a quella che il ruolo di ‘bella di paese’ le aveva dato da ragazza. E poi quella maternità seguita a un parto difficile, il senso d’inadeguatezza, la fatica di allevare quel bambino che allo stesso tempo amava. Un carico di enorme dolore (…)
”Quindi la storia dolorosa, già nel titolo, è solo quella della madre assassina. Va capita, non giudicata … deve essere aiutata, sostenuta, compresa.Non una parola sul dolore di Cristian Magni, il marito e padre che in un colpo solo ha visto distruggere la famiglia, i progetti, il futuro stesso: la moglie al manicomio, il figlio all’obitorio.Non una parola sul dolore dei nonni paterni e materni, zie, zii, cugini. Ma soprattutto non una parola sul povero Mirko Magni, strappato alla vita dopo soli 5 mesi a causa della madre che viene riconosciuta instabile psichicamente, incapace di intendere e volere al momento di uccidere il figlio, ma non tanto confusa da dimenticare di inscenare una finta rapina.
Ho ucciso il mio bimbo: la dolorosa storia di Mary Patrizio (fanpage.it)