ROCCA D’EVANDRO. 80° anniversario in memoria del Carabiniere Vittorio Marandola, martire di Fiesole.
Fulvio, Alberto e Vittorio scelsero di scambiare la loro giovane vita con quella di inermi cittadini destinati alla morte, ed il valore di questa scelta, che assurge i militari a “martiri cristiani”.
L’Amministrazione Comunale, la Città, le autorità civili, militari e religiose, le personalità, gli ospiti, ieri, 15 settembre, hanno ricordato chi ha dato la vita per liberare altri dal potere della morte, hanno ricordato chi ha preso su di sé le colpe di vittime innocenti, hanno ricordato chi si è fatto carico delle sofferenze altrui.
Dunque, a 80 anni dalla morte, è stato ricordato l’atto eroico del 12 agosto 1944 dei tre ragazzi, giovani carabinieri, Vittorio, Alberto e Fulvio. Erano già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi quando venivano informati che il comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso non si fossero presentati al comando stesso entro poche ore.
Pienamente consapevoli della sorte che li attendeva, serenamente e senza titubanze la subivano perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontavano con stoicismo il plotone d’esecuzione tedesco e, al grido di “Viva l’Italia”, pagavano con la loro vita il sublime atto d’altruismo. Era il 12 agosto del 1944, quando, a Fiesole, il giovane Carabiniere Vittorio Marandola, nato a Cervaro il 24 agosto 1922, venne fucilato insieme ai commilitoni Fulvio Sbarretti (nativo di Nocera Umbra) e Alberto La Rocca (nato a Sora).
Il sacrificio dei “Carabinieri, Martiri di Fiesole”, deve essere collocato ancor di più nel novero dei personaggi nazionali con giusto onore proprio per evidenziare il contributo importante che l’Istituzione, rappresentata dai tre martiri, seppe offrire all’Italia. Fulvio, Alberto e Vittorio scelsero di scambiare la loro giovane vita con quella di inermi cittadini destinati alla morte, ed il valore di questa scelta, che assurge i militari a “martiri cristiani”. E se i nostri militari di oggi, ai quali rivolgiamo imperitura riconoscenza, sono divenuti un punto di riferimento insostituibile per la cittadinanza, lo debbono proprio a questi uomini il cui «cosciente incontro con la morte ha elevato ad Eroi».
L’importanza e la sublimità del sacrificio di Sbarretti, Marandola e La Rocca, deve essere giustamente ribadita con più forza da chi ne ha l’autorevolezza, comprendendo come la libertà per i tre martiri fosse solo a qualche chilometro di distanza. Anche per questo che nel novembre del 1986 Giovanni Paolo II, raccoltosi in preghiera ai piedi del Monumento, a Fiesole, espresse la sua ammirazione per loro, e il Santo Padre in quell’occasione disse: «Dobbiamo grande riconoscenza a coloro che, come questi giovani, sanno offrire la propria vita per la libertà, per la pace e per la giustizia. Viva l’Italia, viva l’arma dei carabinieri, viva Cervaro, viva i Martiri di Fiesole.