ALIFE. 9 aprile 2017 – 9 aprile 2023: a 6 anni dal dissesto siamo ancora qua, col massimo dell’imposizione fiscale per gli alifani.
Il Municipio alifano ha dichiarato dissesto finanziario con delibera di Consiglio comunale n. 19 del 9 aprile 2017.
Ecco la giunta esecutiva prima, ed i componenti il Consiglio comunale poi che, il giorno 9 aprile del 2017, dichiarò il fallimento del Municipio alifano.
Seccessivamente venne nominato l’OSL, l’Organismo Straordinario di Liquidazione che ha, da quei giorni, ininterrottamente proceduto alla liquidazione di una esigua massa passiva fallimentare (al 31 dicembre del 2016) tale certamente da non giustificare la decretazione del fallimento del Municipio. Operazioni di liquidazione dei debiti pregressi che si sarebbero dovute concludere, per legge, entro i cinque anni, pertanto all‘aprile del 2022, ma che invece sono ancora in corso, a ben sei anni dalla decretazione. Del resto, la procedura adotata è stata quella semplificata che avrebbe dovuto accorciare ancora di più, e non di poco, i tempi di chiusura delle pratiche ed il ritorno ad una gestione ordinaria dell’Ente.
I debiti oggetto di procedura straordinaria che sono rientrati nel dissesto finanziario dichiarato dal precedente esecutivo (in carica nel 2017), sono quelli sorti fino al 31 dicembre del 2016. Per quelli successivi, e fino ad oggi, è stata prevista invece una procedura di liquidazione ordinaria.
Tra le conseguenze nefaste del dissesto finanziario il fatto che (ma non solo!!!) i cittadini alifani sono stati costretti a pagare i tributi comunali al massimo consentito dalla legge; la addizionale comunale all’Irpef, ad esempiio, nella misura massima consentita dello 0,8%: lavoratori autonomi, dipendenti, pensionati, tutti coloro che hanno residenza nel Comune di Alife sono soggetti da ben 6 anni a tale pagamento spontaneo (nel caso dei primi) o prelievo forzoso (negli altri casi) di un tributo con le percentuali più alte previste. A questo vi sono da aggiungere, tra le inevitabili conseguenze, tutti gli altri tributi municipali (l’IMU) sempre nella misura massima consentita, il blocco delle assunzioni concorsuali.
Eppure, in altri Municipi dell’Alto Casertano, con una massa passiva fallimentare decisamente superiore di ben 5 milioni e mezzo di euro, si sono prodotti sforzi per evitare il fallimento dell’Ente adottando altre procedure consentite dalla normativa: il Piano di Riequilibrio, ad esempio (i bilanci del Municipio alifano lo consentivano), che evita tutte le conseguenze sopra descritte e consente, soprattutto, la gestione interna al Comune delle procedura senza l’ulteriore, e costosissimo, esborso per i compensi ai tre soggetti liquidatori.
Il caso del Comune di Caiazzo.