Caserta / Provincia. 297 docenti saranno nel prossimo anno scolastico “perdenti posto”: gli effetti della denatalità.
297 in totale di cui 71 sono della scuola dell’infanzia (l’asilo), 82 della scuola primaria (le elementari), 79 della scuola secondaria di primo grado (la scuola media) ed, infine, 65 della secondaria di secondo grado.
Un elenco dei professori soprannumerari che spaventa il personale scolastico, visto il numero corposo di quelli perdenti posto, saranno quasi 300 nella Provincia di Caserta (tra tutte le scuole di ogni ordine e grado saranno 297).
L’elenco completo è stato appena pubblicato dall’Ufficio Scolastico Provinciale e dalla dirigente Monica Matano: i docenti individuati dovevano presentare domanda di mobilità direttamente o per tramite il loro istituto di titolarità agli uffici dell’At di Caserta (scadenza 26 aprile 2023).
Di questi 297 in totale ben 71 sono della scuola dell’infanzia (l’asilo), 82 della scuola primaria (le elementari), 79 della scuola secondaria di primo grado (la scuola media) ed, infine, 65 della secondaria di secondo grado.
Sul punto sono già intervenute le sigle sindacali, a comincia da Giovanni Brancaccio, segretario generale CISL Scuola di Caserta: “Solidarietà ai colleghi costretti a cambiare luogo di lavoro, indipendentemente dalla loro volontà. E’ ormai evidente che le norme sugli organici , che gli uffici scolastici provinciali hanno l’obbligo di applicare, andrebbero riviste. Quelle attuali, infatti, sono eccessivamente rigide e penalizzanti rispetto ai parametri minimi richiesti per la formazione delle classi e così finiscono con il favorire di fatto accorpamenti e di conseguenza la costituzione di classi sovraffollate. Tutto il contrario, insomma, di cui la scuola e in particolare gli alunni, avrebbero bisogno per vedere pienamente realizzato il loro diritto allo studio. Senza contare – aggiunge Brancaccio – un altro elemento che impatta sugli organici, e cioè che in Campania e nel Sud il tempo pieno resta nella stragrande maggioranza dei casi una chimera. Il Ministero non può continuare a trincerarsi dietro il calo delle nascite e avallare di fatto le cosiddette classi pollaio e la mancata fruizione di diritto che altrove sono invece garantiti”.