PIEDIMONTE MATESE. Utilizzo delle acque accumulate nell’invaso di Campolattaro, avvio del Masterplan e fasi successive.

Dal Consorzio di Bonifica, pur in questo frangente non direttamente coinvolto, Della Rocca comunque assicura che nello staff del presidente vi rientreranno “anche le organizzazioni che non hanno rappresentanti eletti”.

Dopo la firma del Protocollo d’Intesa l’8 febbraio scorso in Regione a Napoli ed il primo incontro del successivo Masterplan, tenutosi venerdì 7 luglio scorso nella sede della Provincia di Benevento, prende forma la progettazione dell’imponente opera di Campolattaro, Comune di mille abitanti in provincia di Benevento nel cui bacino territoriale è presente la diga sul fiume Tammaro.

Certametne la più grande opera idrica del Sud Italia: ad ultimazione dei lavori sarà ralizzato un impianto di potabilizzazione dell’acqua con potenzialità fino a 3000 litri al secondo, quindi le necessarie reti di diramazione per decine di chilometri che consentiranno l’alimentazione non solo dell’intera provincia sannita, ma anche il collegamento con i principali acquedotti regionali; non da meno, la costruzione di opere che consentiranno anche l‘uso irriguo nell’intera valle Telesina.

Incontro relativo al Masterpla che ha visto la presenza dello stesso Presidente provinciale Nino Lombardi, anche sindaco di Faicchio, quindi il presidente del Sannio Alifano, Franco Della Rocca e rappresentanti delle organizzazioni di categoria, come il presidente provinciale Cia, Carmine Fusco, oltre a tecnici del Consorzio stesso.

“Grazie alla lungimiranza della Giunta Regionale della Campania è stata messa in piedi una programmazione per l’utilizzo delle acque accumulate nell’invaso di Campolattaro conferma lo stesso Della Rocca – in particolare per le criticità idropotabili dell’intera regione, per le esigenze e quindi per la indipendenza idrica. Una progettazione di tale importanza che è rientrata tra le dieci opere strategiche in campo nazionale” e, proprio per questo, oltre all’impegno della Giunta Regionale della Campania, il Governo nazionale ha provveduto a nominare un commissario (Attilio Toscano, ndr), che sueguirà tutto l’iter delle opere.

Ma “il Consorzio di Bonifica, in questo frangente, non è assolutamente coinvolto – puntualizza lo stesso Presidente del Sannio Alifano – mentre è inserito a pieno titolo in una progettazione già programmata diversi anni orsono e relativa all’adduzione irrigua. L’amministrazione del Consorzio di Bonifica interviene quale redattore del Masterplan con la collaborazione dell‘Università degli Studi “Federico II” di Napoli per gli studi podo – agronomici: in questi giorni stiamo predisponendo un incontro con gli enti interessati dalla Convenzione siglata l’8 febbraio scorso (Il Protocollo d’Intesa) tra Regione Campania, Consorzio di Bonifica, Provincia di Benevento e organizzazioni di categoria presenti sul territorio (Cia, Coldiretti e Confagricoltura).

“Il Consorzio di Bonifica, dal canto suo – assicura sempre Della Rocca – fornirà agli enti interessati copia degli studi elaborati; dopodichè, unitamente alle organizzazioni di categoria, stabilirà le scelte opportune da fare”. Il Presidente del Sannio Alifano, nella gestione delle attività consortili, si confronterà coi rappresentanti delle varie componenti presenti in Consiglio e per alcune organizzazioni che non hanno rappresentanti eletti, come Cia e Confagricoltura, “comunque saranno inseriti loro riferimenti nello staff del Presidente per condividere con gli stessi gli interventi a farsi sui territori”.

Uno degli obiettivi dell’imponente progettazione è quello di realizzare infrastrutture di derivazione dall’adduttore primario e altri interventi in grado di dare acqua della diga a 18.000 ettari di territorio sannita. Un target assolutamente raggiungibile se si considera che lo schema di riparto per quote d’utilizzo prevede l’assegnazione di ben 46 milioni di metri cubi d’acqua per la destinazione irrigua. Del resto lo stesso Della Rocca, nei precedenti incontri, aveva già assicurato che “siamo pronti a integrazioni alla luce di ciò che indicheranno le associazioni di categoria del mondo agricolo. La base di partenza logica resta comunque lo studio redatto dal Centro di ricerca interdipartimentale dell’Università Federico II di Napoli, che individuava i 18mila ettari dell’areale sannita ottimali irrigabili per quota. Eventuali modifiche o incrementi andranno valutati in considerazione delle caratteristiche del territorio e della ragionevolezza degli interventi a farsi”.

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