Morti su lavoro, le vere emergenze nazionali: quelle che non hanno CAV, nè operatrici volontarie, nè assistenti sociali compiacenti, nè avvocati pagati, nè fondi per mantenerle e nè false accuse per alimentarle.

Una media di 80 vittime al mese: da gennaio a luglio 2023 ben 121.095 denunce di infortunio da lavoratrici donne italiane e 223.802 da parte di colleghi uomini. 

Tre morti e un ferito gravissimo nelle ultime 24 ore solo in Campania, tra Napoli, Arzano e Salerno. Ancora sangue versato sui luoghi di lavoro, un destino beffardo per 3 lavoratori che hanno trovato la morte mentre lavoravano a pochi chilometri di distanza.

Mercoledì, Giuseppe Lisbino, 44 anni, cade dal tetto di un capannone di Arzano, dove sta installando dei pannelli fotovoltaici: residente a Frattaminore, nel napoletano, è deceduto nel pomeriggio di ieri.

Altro incidente mortale poco prima dell’alba di ieri a Napoli. Un dipendente dell’Asia, l’azienda comunale di igiene urbana, Giuseppe Cristiano, 66 anni, è stato investito frontalmente da un camion dell’azienda nel deposito di Piazzale Ferraris durante la manovra di uscita.

Nei primi sette mesi del 2023 sono 559 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 430 in occasione di lavoro (+4,4% rispetto a luglio 2022) e 129 in itinere (-17,8% rispetto a luglio 2022), con una media di 80 vittime al mese. Crescono infortuni mortali (+ 4,4% rispetto al 2022). Attività manifatturiera settore più colpito da infortuni (42.807). Elevata incidenza di mortalità dei giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. E’ sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 61. Ed è seguito dalle Costruzioni (58), dalle Attività Manifatturiere (51) e dal Commercio (32).

Alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (74). Seguono Veneto (40), Lazio (36), Campania e Piemonte (33), Emilia Romagna (31), Puglia (29), Sicilia (26), Toscana (21), Abruzzo (16), Marche (14), Umbria e Calabria (13), Friuli Venezia Giulia (12), Trentino Alto Adige e Liguria (11), Sardegna (10), Basilicata (5) e Valle d’Aosta e Molise (1).

“Fatto il giro di boa del 2023, le proiezioni statistiche descrivono un panorama a dir poco sconfortante. Ed è avvilente constatare, per chi si occupa da 14 anni di monitorare quotidianamente l’emergenza – commenta Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre – come la situazione non accenni in alcun modo a migliorare. Anzi, come nel caso delle morti in occasione di lavoro, lo scenario diventa di mese in mese più critico con un incremento rispetto allo scorso anno del 4,4%”.

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (154 su un totale di 430). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a luglio 2023 sono 25, mentre 14 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 79, mentre sono 24 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Gli stranieri registrano 33,3 morti ogni milione di occupati, contro i 16,9 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati. Il mercoledì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sette mesi dell’anno (20,5%).

Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 21,9% rispetto a fine luglio 2022. Erano, infatti, 441.451 a fine luglio 2022. Nel 2023 sono scese a 344.897. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità: lo scorso anno a fine luglio le denunce erano 60.602, mentre a fine luglio 2023 sono diventate 16.389 (-73%). Altra conferma, questa, della “quasi” totale “estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche. “Sebbene emerga una significativa diminuzione del 21,9% degli infortuni denunciati – spiega Rossato – dobbiamo però sempre riportare alla memoria come nel 2022 fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono quasi più nelle statistiche”.

Sempre allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi: fino ai 14 anni si rilevano 30.845 denunce (circa il 9% del totale). Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (15,7 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 9,5).

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