Donne e false accuse. Accusato dall’ex compagna di violenza sessuale: ma lui era impegnato al Nord per lavoro.

“l’accusa era fondata sulle dichiarazioni della persona offesa (…) ma non vi era stato alcun riscontro né indiziario né probatorio in merito ai fatti denunciati

di Francesco Oliva

Accusato dalla ex compagna di violenza sessuale. Condannato in primo grado ad oltre 5 anni di carcere, con la pena accessoria della interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente la tutela, la curatela e l’amministrazione di sostegno, nonché dai pubblici uffici.

Assolto in Appello con formula piena, perché il fatto non sussiste. Dice l’articolo: “l’accusa era fondata sulle dichiarazioni della persona offesa (…) ma non vi era stato alcun riscontro né indiziario né probatorio in merito ai fatti denunciati, nonché la difesa ha provato che D.P., nei giorni della presunta violenza sessuale, era impegnato al Nord con la sua ditta di traslochi”.

Con la sentenza di assoluzione sono state annullate anche le pene accessorie delle varie interdizioni. Ok, però la dimostrazione (verificabile ed infatti verificata in Appello) della falsità dell’accusa poiché il presunto reo era a centinaia di chilometri di distanza, era possibile anche in primo grado. Perché non sia stata fatta per tempo tale verifica è una delle tante domande che inquinano il pregiudizio giustizialista del quale è imbevuto il sistema giudiziario. Non basta “Scusi tanto, ci siamo sbagliati”. La calunniatrice ed i giudici di primo grado che le hanno creduto sulla parola senza cercare riscontri, hanno o non hanno delle responsabilità?

Condannato per violenza sessuale, assolto in appello dopo 7 anni – la Repubblica

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