San Salvatore Telesino / Telese Terme. Telesia, antico borgo dal fascino intramontabile: da Tito Livio a Quinto Fabio Massimo…

Una posizione strategica nel sistema viario del Sannio, crocevia di importanti strade che provenivano dai maggiori centri sanniti, come Caiazzo, Alife, Venafro.

di Barbara Serafini

Un fascino senza tempo viene emanato dalle memorie di Telesia, città romana di origine sannita situata nella odierna Valle Telesina, nel territorio che oggi appartiene al comune di San Salvatore Telesino, in una fertile pianura alla confluenza del fiume Calore con il Volturno. Un ameno luogo immerso in spazi verdi e grandi distese di campagna, aree boschive, vigneti, uliveti e numerose sorgenti d’acqua.

Originariamente, San Salvatore Telesino corrispondeva all’antica Tulosiom sannitica, e alla Telesia nota come colonia romana, riconosciuta come urbs foederata, presidio militare sillano di cui fece menzione lo storico Tito Livio, i cui resti sono oggi visibili in un parco archeologico, lungo la Piana Vagnara, che conserva, appunto, le antiche rovine della città romana. Luogo che purtroppo, al momento versa in stato di semi abbandono.

Qui si può ammirare il circuito delle mura perimetrali in opus reticolatum, ove si aprivano le quattro porte principali di accesso alla cittadina, più alcune secondarie, sull’antica Via Latina che univa Telesia a Beneventum, le torri difensive di forma cilindrica e tutta la vita del burgus all’interno.

Tuttavia, secondo alcuni storici, la città si trovava originariamente sul monte Acero, ed è proprio lì che, ancora oggi, si possono trovare i resti di un’antica fortificazione. Le mura megalitiche ivi presenti, databili tra il VII e il VI secolo, secondo le tecniche stilistiche e di costruzione più arcaiche, sono caratterizzate da massi molto spessi e irregolari. Sempre secondo questi storici, il suo centro fu spostato in età romana nella piana dove ancora oggi si possono ammirare i resti. Una posizione strategica nel sistema viario del Sannio, crocevia di importanti strade che provenivano dai maggiori centri sanniti, come Caiazzo, Alife, Venafro. E Telesia, grazie anche a questo crocevia commerciale, era una città opulenta, ricca, di grande risonanza, dotata di un proprio teatro, di un circo, di rinomate terme, del proprio foro e di una propria moneta, grazie alla quale riusciva a essere in prima linea sull’economia del circondario.

Le prime evidenze archeologiche della città furono trovate quasi per caso. Era la fine dell’800, infatti, quando un gruppo di persone, alla ricerca di un antico convento, trovarono i resti del primo insediamento Neolitico. Scavi che proseguirono e che poco alla volta portarono alla luce altre particolarità del periodo del Ferro: il basamento di una palafitta, oggetti di uso quotidiano e una sepoltura.

La leggenda racconta di un nutrito gruppo di giovani che, durante il rito del Ver Sacrum, si avviò in loco per esplorare. Il dio Marte, sotto le spoglie di toro, li condusse nella terra degli Osci, nei pressi della sorgente del fiume Titernio. Da questa colonia nacquero poi le città che nutrono di vita la valle titernina, tra cui anche Tulosiom.

La città di Telesia fu menzionata per la prima volta nel 217 a.C., quando fu conquistata da Annibale, il quale la occupò per circa due anni fino a quando, nel 214 a.C., fu Quinto Fabio Massimo a espugnarla, portandola sotto il dominio e la potestà di Roma. Nei secoli successivi, per la sua importanza strategica, fu al centro delle sanguinose e lunghe lotte politiche dei Longobardi meridionali e venne addirittura devastata dai Saraceni nell’847 e nell’863; intorno all’anno 1193 fu incendiata. A causa di questi catastrofici eventi, molti abitanti di Telesia decisero di abbandonarne il centro fondando nuovi nuclei abitati in zone che, grazie alla loro posizione, potessero essere più facilmente difendibili. Fu così che presero vita i centri abitati di San Lorenzello, San Salvatore Telesino, Frasso Telesino e il primo nucleo dell’attuale Telese Terme.

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