TEANO / SESTO CAMPANO. A Teano o a Sesto Campano di fatto si unificò l’Italia?
l’incontro avvenne a Sesto Campano e non a Teano… l’episodio storico delle Forche Caudine che potrebbe essere a Cusano Mutri… nella battaglia del Volturno c’erano 20 mila garibaldini e non più solo poco più di 1000 iniziali.
di Giuseppe Pace
Il 25 c. m. a Sesto Campano si è volto un interessante incontro pubblico, che ha svelato un segreto, ben nascosto, e di conseguenza ha rivoluzionato la storiografia ufficiale sul luogo dell’incontro tra Garibaldi e il re del Piemonte nel 1860.
Tra i relatori vi erano due consuoceri, come specificato dalla consuocera relatrice dell’Arch. Franco Valente, entrambi di Venafro. Lei ha dato ampio spazio al valore della libertà, che a suo dire Garibaldi l’ha meglio rappresentata rispetto al re del Piemonte e ha contraddetto il cognato che pare propendesse per i Borboni dichiarandone le malefatte come il dispotismo del re bomba, la miseria tra i contadini, analfabetismo diffuso, ecc. Sulla miseria dei contadini del regno dei nobili spagnoli, i Borboni in Italia, ha ampiamento descritto Giuseppe Maria Galanti, nativo di Santa Croce di Morcone, oggi Santa Croce del Sannio (CB).
La suddetta relatrice ha specificato che di ricchi nel regno di Naopli c’erano solo i reali e i nobili, gli altri venivano amministrati in modo indecoroso, complice il clero. Ha anche precisato che Garibaldi iniziò a liberare i siciliani e poi gli altri meridionali dal dispotismo dei Borboni, nella battaglia del Volturno c’erano 20 mila garibaldini e non più solo poco più di 1000 iniziali.
Segno che il popolo credeva nella libertà che l’eroe dei due mondi apportava. Il cognato,invece, ha illustrato il divenire delle famiglie reali che hanno governato il regno di Napoli: Longobardi, Normanni, Angioini (soffermandosi sulle torri circolari da loro introdotte nei castelli del reame), Aragonesi e Borboni. Il suddetto convegno è stato magnificamente ripreso dall’appassionato cineamatore, Prof. Fernando Occhibove, che dispone di un archivio non indifferente, almeno per me, da promuovere meglio. Dunque secondo i relatori l’incontro di Garibaldi con Vittorio Emanuele II avvenne a Sesto Campano e non a Teano come dicono tutti.
Ma i relatori hanno dimenticato il garibaldino Alberto Mario presente allo storico incontro. Egli, figlio di nobili di Lendinara (R0), si laureò a Padova e ha lasciato ai posteri un interessante resoconto sull’incontro di Teano del quale è stato testimone oculare: “Quando improvvisamente una botta di tamburi troncò le musiche e s’intese la marcia reale. Il re! disse Della Rocca. Il re! il re! ripeterono cento bocche.
E in vero una frotta di carabinieri reali a cavallo, guardia del corpo, armati di spada, di pollici e di manette, annunziò la presenza del monarca sardo. Il re, coll’assisa (uniforme) di generale, montava un cavallo arabo. Lo seguiva un codazzo di generali, di ciambellani, di servitori: tutta gente avversa a Garibaldi, a codesto plebeo donator di regni. Disotto al cappellino, Garibaldi s’era acconciato il fazzoletto di seta per proteggere le orecchie e le tempie dalla mattutina umidità. All’arrivo del re, cavatosi il cappellino, rimase il fazzoletto. Il re gli stese la mano dicendo: Oh, vi saluto, caro Garibaldi, come state? E Garibaldi: Bene Maestà e Lei? E il re: Benone! Garibaldi, alzando la voce e girando gli occhi, come chi parla alle turbe, gridò: Viva il Re d’Italia! E i circostanti: Viva il re!
Vittorio Emanuele, trattosi in disparte pel libero transito delle truppe, s’intrattenne qualche tempo a colloquio col generale. Postomi con istudio vicino ad ambedue, ero vago d’intendere per la prima volta come parlino i re, e di avverare se all’altissimo grado corrisponda l’altezza dell’ingegno e del pensiero….”. Indubbiamente cercare di portare a galla una verità nascosta da circostanze varie e raccontata da non nativi del luogo d’incontro tra Garibaldi e il futuro re d’Italia, non è una cosa facile come il luogo dove avvenne l’episodio storico delle Forche Caudine che potrebbe essere a Cusano Mutri come sostengono studiosi locali e come ha ben descritto il padovano Tito Livio. In ogni caso i convegni culturali, non politici, nel nostrano Mezzogiorno sono merce rara, ben vengano per seminare curiosità, nei giovani che rispetto ai genitori danno maggiori segnali di doscontinuità.