S. Maria a Vico / S. Felice a Cancello / Montesarchio. Operazione “Dirty Fur”, diverse ordinanze di custodia cautelare tra le province casertana e sannita. Usura, estorsione e riciclaggio, tassi fino al 120%.

Carabinieri arresti 001

In totale sono state sequestrate una società, 16 appartamenti, 6 terreni per un totale di 15.973 mq, 14 locali vari, 11 garages, una tettoia chiusa e altre 11 porzioni di tettoie, 3 auto e diversi rapporti finanziari.

I carabinieri della Compagnia di Montesarchio hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta delle Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti soggetti residenti nei comuni di Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello. L’operazione è denominata “Dirty Fur”. A finire in manette: Antonio Carfora, 54enne di San Felice a Cancello; Antonio Di Paolo, 34enne di Caserta; Michele Pesce, 59enne di San Felice a Cancello. L’odierna operazione è il terzo troncone dell’indagine: il 17 marzo 2010, infatti, furono arrestati i primi 8 indagati, cui fecero seguito ulteriori 8 il 23 gennaio 2012. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, dal 2000 – con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso – hanno costretto diversi imprenditori, delle province di Benevento e di Caserta, a versare somme di denaro a titolo usuraio ovvero estorsivo. Gli episodi sono avvenuti ad Arienzo, San Felice a Cancello e Forchia. Nel provvedimento cautelare, nel quale risultano indagate altre 17 persone, il Gip ha ritenuto la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei tre arrestati oggi, in un arco temporale compreso tra il 2005 e il 2009. I reati contestati sono usura, estorsione e riciclaggio, aggravati dall’uso del metodo camorristico, nei confronti di vari imprenditori locali, vessati dai sempre crescenti tassi usurai che, in alcuni casi, hanno raggiunto anche il 120%. In particolare, – si legge nella nota della Procura – gli esiti delle investigazioni hanno evidenziato l’esistenza di un’intensa attività usuraia ed estorsiva preparata con cadenza quasi giornaliera e caratterizzata da continue richieste, da pressioni esercitate sulle persone offese, vittime di gravi e frequenti atti di violenza e intimidazione, tali da porli in una condizione di paura e di totale soggezione. L’ordinanza ricostruisce le vicissitudini patite da quattro imprenditori operanti tra Sannio e Casertano, entrati da anni nel vortice dell’usura del sodalizio criminale scoperto. Il timore delle gravi ritorsioni minacciate e le enormi risorse finanziarie richieste a fronte dei prestiti elargiti, hanno determinato un progressivo aggravarsi della situazione economica dei debitori, i quali, seppur inizialmente reticenti a seguito delle indagini effettuate, hanno poi ammesso i fatti. Nel corso delle attività sono state effettuate indagini tecniche, quali intercettazioni telefoniche ed ambientali, e bancarie che hanno consentito di accertare come nella consumazione dei delitti sia stato utilizzato il metodo mafioso che ha costretto le vittime a subire e tacere. Le risultanze probatorie sono state acquisite grazie alla collaborazione della Guardia di Finanza di Marcianise e i carabinieri di Montesarchio che, coordinati dalla DDA, hanno dapprima individuato i rapporti esistenti tra le vittime e i carnefici – attraverso appostamenti e pedinamenti, perquisizioni e sequestri, intercettazioni -, e poi ricostruito i prestiti elargiti e gli interessi usurai applicati ad ogni rapporto, attraverso un puntuale esame della documentazione bancaria confrontata con quella rinvenuta nel corso delle perquisizioni. I militari hanno dato esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip, che ha consentito di bloccare beni mobili e immobili, ditte e società, nonché disponibilità finanziarie ai fini della confisca speciale, per un valore di circa 5 milioni di euro. Sequestrate somme di denaro e altri beni per 261.800 euro – corrispondenti agli illeciti profitti degli interessi – ai fini della confisca per equivalente.

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