PIEDIMONTE MATESE / CAMPOLATTARO. Acqua della diga di Campolattaro, gli attacchi: “La potabilizzazione è costosissima e rischiosa”.

Diga nata per evitare alluvioni e per l’agricoltura, nel progetto aggiornato prevede la fornitura di soli 2mila litri al secondo, appena sufficienti per irrigare parte dei campi della valle telesina e parte della provincia di Caserta.

“Quest’anno per celebrare la Giornata Mondiale dell’Acqua alle solite manifestazioni retoriche si aggiungono le visite guidate delle scuole alla Diga di Campolattaro organizzate da ASEA, società della Provincia, che continua a non commentare i risultati delle perizie sul pericolo frana che può ostruire l’invaso e impedire i lavori, da 700 milioni di euro, per la potabilizzazione e la distribuzione dell’acqua”. Così in una nota Gabriele Corona del movimento politico, Altra Benevento è possibile.

“Il progetto presentato per incarico della Regione Campania da Acqua Campania spa, società totalmente privata (47,9% di Vianini-gruppo Catagirone, 47,9% di Veolia-multinazionale francese, 4,2% altri privati) prevede galleria, potabilizzatore, centrali di pompaggio e grandi reti di distribuzione per uso irriguo e idropotabile. La Diga nata per evitare le alluvioni e utilizzare l’acqua per l’agricoltura in tutto il Sannio, nel progetto aggiornato prevede di fornire da maggio a settembre solamente 2.000 litri al secondo, appena sufficienti per irrigare parte dei campi della valle telesina e parte della provincia di Caserta. Nonostante questi dati ufficiali, contenuti nel progetto finanziato anche con fondi PNRR, le associazioni degli agricoltori continuano ad accontentarsi dei “protocolli di intesa” con i presidenti della Regione e della Provincia che promettono nuovi appalti per estendere le reti idriche in altre zone della Provincia di Benevento, pur sapendo che l’acqua della Diga è destinata soprattutto all’uso idropotabile.

Infatti, 29 milioni di metri cubi di acqua dovrebbero essere potabilizzati e distribuiti da giugno a settembre di ogni anno (2.700 litri/secondo), a due milioni e mezzo di abitanti del Sannio e della provincia di Caserta per sostituire l’acqua del Biferno che grazie ad accordi politici non sarà più fornita alla Campania in estate. Ma l’acqua dell’invaso è di qualità molto scarsa perché raccoglie anche scarichi fognari non depurati, percolato da impianti per il trattamento dei rifiuti, acqua piovana con stallatico disperso nei campi. La Regione Campania sa benissimo di cosa parliamo perché il laboratorio incaricato di effettuare gli esami ha accertato più volte nel 2020 la presenza di Ammoniaca, Fosfati, Azoto Kjeldahl, Bario, Streptococchi fecali ed Enterococchi, Coliformi fecali e totali, nei campioni di acqua prelevata al centro dell’invaso dove la presenza degli inquinanti è molto diluita. Pertanto l’acqua della diga, in attesa di una campagna di prelievi ulteriori, è stata classificata di Categoria A3 (Ultima categoria per le acque potabilizzabili) ai sensi del D.Lgs 152/2006 e quindi necessita di “trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione”.

Infatti, l’impianto di potabilizzazione previsto dal progetto della Regione, prevede complessi sistemi di filtraggio e l’aggiunta di varie sostanze chimiche per rendere potabile l’acqua con un costo di gestione annuo di 6 milioni di euro, ovviamente a carico degli utenti che per quattro mesi all’anno dovrebbero rinunciare all’acqua naturalmente pura del Biferno. Qualcuno lo spiegherà oggi ai ragazzi delle scuole che partecipano alle retoriche manifestazioni a difesa dell’acqua? Perché tacciono gli amministratori pubblici, i partiti, i sindacati e le associazioni ambientaliste?”. 

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