Donne assassine. Monia Bortolotti, il papà dei neonati uccisi dalla compagna: “È così oggi e sarà così sempre, non avete idea di che cosa si provi”.
Nel novembre 2021 il corpicino della prima bimba: caso archiviato come morte in culla… nell’ottobre 2022 muore anche il fratellino, autopsia, bimba riesumata, primi sospetti, la ragazza cambia versione... il cuscino servito per soffocare volontariamente il pianto di Alice.
La 27enne che ha assassinato i suoi due figli, Monia Bortolotti, è or indagata per un delitto atroce: ha ucciso i suoi bambini, Alice di 4 mesi e Mattia di 2: la tragedia a Bergamo.
E’ stata orfana in India, quindi adottata in Italia (a Gazzaniga), dove si fidanza con un compagno più grande, Cristian Zorzi. Nelle 200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emerge la convinzione che la ragazza, per quanto irrisolta, fosse lucida e che attraverso quegli sfoghi messi in vetrina sui social, una volta venuta a conoscenza dell’indagine, stesse ponendo le basi per una difesa.
I cuscini di Alice
Il 15 novembre 2021, i soccorritori si arrendono davanti al suo corpicino e il caso viene momentaneamente archiviato come morte in culla: la donna spiega di avere fatto addormentare la figlioletta dopo il latte, di un rigurgito letale. Il 25 ottobre 2022 muore anche il fratellino, c’è subito l’autopsia, la bimba viene riesumata e nel momento in cui la si mette di fronte ai primi sospetti, la ragazza cambia e fa riferimento, per la prima volta al compagno Cristian Zorzi, ad alcuni cuscini. Ne scrive anche il 30 agosto: “La colpa è mia per averla messa a dormire di lato sui suoi cuscinotti tanto morbidi”.
Una mezza verità
L’abbraccio mortale a Mattia non convince. L’ipotesi è che il cuscino le sia servito per soffocare volontariamente il pianto di Alice. Non capendone l’origine, la donna non riusciva a gestirlo, a sopportarlo. Lo stesso vale per Mattia. All’inizio, afferma che aveva il bimbo nel marsupio, che piangeva ed era diventato cianotico. Poi, che lo aveva schiacciato lei, per sbaglio, addormentandosi. Il bimbo era sano.
Mattia nasce il 27 agosto 2022, cercato e concepito subito dopo il primo lutto; il 14 settembre viene ricoverato; il 17 ottobre, esce dall’ospedale; 8 giorni dopo, la madre, quando è sola in casa (come in tutti gli episodi), chiama il 118 e Mattia non respira più. Di nuovo, il pianto interrotto. Rispetto al 14 settembre, il sospetto è che si sia trattato di un primo tentativo di soffocare il piccino. Al mattino era stato visitato dal pediatra, che non aveva riscontrato problemi. Nel pomeriggio, la donna allerta i soccorsi e il compagno Zorzi: durante una poppata, sostiene che Mattia sia andato in apnea. Nel mese in ospedale viene sottoposto a una marea di esami, considerato il precedente della sorellina, e sono tutti negativi.
Il dolore del papà
Ad agosto un post sulla morte dei figli ma anche sulla fine della relazione con Cristian Zorzi: «Perché per me amare significa stare accanto a qualcuno nella buona e nella cattiva sorte, ma non tutti sono capaci». Nel post del 13 ottobre Monia scrive alle «care mamme e cari papà» che «il senso di colpa per non aver fatto abbastanza per i miei bambini, per non essere riuscita a salvarli, mi sta distruggendo».
Il dolore del compagno «Non ho niente da dire, è così oggi e sarà così sempre, non avete idea di che cosa si provi», si trincera Zorzi nel suo appartamento a Pedrengo. Ha 52 anni, lavora in una ditta che fa verniciature ed è un uomo devastato. L’amore con Bortolotti era nato alla scuola Baila Conmigo, dove lui era istruttore di balli caraibici.
Fissato l’interrogatorio
È stato fissato per domattina nel carcere di via Gleno a Bergamo l’interrogatorio di garanzia per la donna, arrestata sabato mattina. La donna potrà decidere se rispondere alle domanda del giudice che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, ed arrestata dai carabinieri di Bergamo guidati dal maggiore Carmelo Beringheli. La donna sarà assistita dal suo legale di fiducia, l’avvocato Luca Bosisio, che la segue da quando, già lo scorso marzo, era stata indagata a piede libero. Ora l’arresto, scattato per il pericolo di reiterazione del reato e per la spiccata pericolosità sociale della donna.