PIEDIMONTE MATESE. “Dal Messico al Matese”, riflessioni sulla gestione dei territori carsici: l’incontro in città.

Tutto l’intervento di Salvatore Capasso di Alife, esperto in economia dei territori e cicloviaggiatore.

Dal Messico al Matese: Riflessioni sulla gestione dei territori carsici. L’incontro in città venerdì 11 ottobre, presso l’Auditorium “Sveva Sanseverino” in Piedimonte Matese.

L’interessante convegno sul carsismo ha visto la partecipazione autorevole dello speleologo e divulgatore scientifico prof. TULLIO BERNABEI e del naturalista, scrittore e fotografo prof. NATALINO RUSSO. La chiusura dei Iavori é stata affidata al dott. SALVATORE CAPASSO, esperto in economia dei territori e cicloviaggiatore.

Le interessanti relazioni hanno catturato l’attenzione del giovane pubblico che è stato sollecitato ad una maqqiore consapevolezza e conoscenza delle dinamiche che muovono le acque sotterranee nel Iungo tragitto dalle montagne sino alle sorgenti

L’intervento del dott. Salvatore Capasso si è concluso con l’auspicio e rivolgendosi agli amministratori di questi territori che venga realizzato al più presto il “CENTRO RICERCHE E DOCUMENTAZIONE PER IL CARSISMO, LA SPELEOLOGIA E LE SCIENZE DELLA TERRA – Giovanni Badirio”.

Riportiamo integralmente l’intervento del dott. SALVATORE CAPASSO per una maggiore divulgazione della tematica trattata.

“Ogni volta che apriamo un rubinetto, dovremmo essere ben consapevoli della fortuna che abbiamo tra le mani. Senza acqua non si. vive e con l’acqua “cattiva” si vive male e si muore presto. In Italia il 40% delle acque potabili è fornito da sorqenti carsiche: una risorsa enorme, ma non infinita, di liquido di buona qualità purché ne sia scongiurato l’inquinamento.

Più di un quaito dei territori montani e collinari italiani è formato da terreni carsificabili, do«e I’acqua, nel corrodere le rocce, scava orofonde vie sotterianee. Quando queste assumono dimensioni tali da consentire l’accesso agli speleoloqi le chiamiamo grotte Le rocce carsificabili funzionano come delle enormi spugne che assorbono ed immagazzinano le acque meteoriche e del disqelo, restituendole a valle in punti ben precisi che chiamiamo sorqenti Hanno la caratteristica di possedere elevate capacità di flusso e scarsissima capacità di autodepurazione

Questo è ciò clie accade al nostro Matese: le pioqcje e le acque provenienti dal disgelo primaverile ingrossano fossi e valloncelli che si infiltrano nelle fratture delle rocce, incontrano livelli permenhili, vengono alla luce e alimentano ii lago del Matese. Altri rivoli viaggiano indistu i-bati nelle profondità del massiccio, fof mano fiumi sottef fafiei che alimentano le falde acquifere basali. Qui l’acqua term ina il suo viaggio sotterraneo ed emeige formando le sorgenti: il Torano, il Muretto, il Biferno.

Questa è l’acqua che beviamo e forse berremo: se sapremo proteggerla. Se ne spreclaiamo troppa, soprattutto in assenza ci pf’ecipitazioni e di accum uli nevosi, le sorgenti si esaui iranno. Se sporchiamo la spugna con gli inquinanti, l’acqua che le soiqenti restituiranno saranno inquinate e imbevibili, per lunqhissimo tempo. L’inquinamento sotterraneo è un problema grave e spesso sottovalutato. perché invisibile. Si è soliti qettare nei pozzi carsici carcasse di animali, macerie, scarti bioloqici, rifiuti ingombranti come moto, friCloriferi e medicinali SCàduti. Uso studio della Società Speleoloqica Italiana ha individuato oltre 400 qrotte in cui è segnalata la piesenza di rifiuti che compromettono seriamente la qualità delle acque..

Anche sul Matese è presente questo fenomeno, soprattutto nei comuni di Pietraroja e Cusano Mutri. Due pozzi si contendono il primato: il Trabucco si Pietraroja e il Pozzo Moriaturo. E non solo. L’inquinamento proviene anche dalle attività agricole e dagli allevamenti…

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