PIEDIMONTE MATESE. Tratti dell’ambiente campano e “L’oro blu del Matese” del dr. Giovanni Giuseppe Caracciolo.

L’acqua di Piedimonte d’Alife non bastava, né quella di Bojano e del Serino. Cosa è rimasto di vantaggioso per la popolazione matesina residente della captazione di tutta quell’acqua del Matese degli anni Sessanta?

di Giuseppe Pace (Socio onorario del Circolo Ragno di Bojano).

Congratulazione al Cardiologo, Giovanni Giuseppe Caracciolo, che ha dato alle stampe il suo terzo saggio inerente l’ambiente del Matese, massiccio orografico di oltre 1400 kmq d’estensione tra Molise e Campania. Stavolta l’interesse di ricerca di Caracciolo è stato l’acqua che chiama, eufemisticamente, “L’oro blu del Matese”, titolo del saggio. Egli, da Medico, forse sa, più di altri, il valore essenziale dell’acqua che è presente per oltre la metà del proprio peso in tutti gli esseri viventi e che è più difficile resistere alla sete che alla fame. Le altre volte si è interessato di evidenziare dell’ambiente matesino i passati 100 anni della Ferrovia Alifana e, successivamente, del grande impianto o Centrale Idrolettrica di Piedimonte Matese. In tutti i saggi di Caracciolo si nota la passione per la ricerca non macchiata minimamente da interessi politici, amministrativi o di freddo calcolo tecnico, spesso ben pagato. Egli è un battitore libero che il Mezzogiorno deve ammirare perché è quasi una rarità. Dai suoi studi si apprende molto poiché i dettagli tecnici ambientali non mancano mai. Anche a Bojano (CB) la captazione dell’oro blu del Matese servì per dissetare la superpopolata area napoletana. L’acqua di Piedimonte d’Alife non bastava, né quella di Bojano e del Serino. Cosa è rimasto di vantaggioso per la popolazione matesina residente della captazione di tutta quell’acqua del Matese degli anni Sessanta? Forse la completa regionalizzazione dell’acqua favorirebbe i benefici effetti dei paesi depauperati dell’oro blu del Matese. Caracciolo, non si perde nella sola analisi del tessuto sociale come fanno molti storici ed manisti meridionali, anche se non lo trascura, abituato com’è a considerare tutti i tessuti per delineare l’aspetto acqua del Matese dell’ambiente complesso che sta tra Campania e Molise. Si spera di poter invitare Caracciolo ad illustrare il suo nuovo saggio anche a Bojano. Da tempo vado ribadendo che l’Ambiente è un insieme di Natura e Cultura, dove la seconda parte plasma la prima e la rende più bella, più brutta oppure non la modifica molto. Spesso l’Ambiente naturale viene abbruttito dalla non curanza degli uomini che lo deturpano con l’abbandono di immondizia di ogni tipo e con strade o immobili non adatti all’armonia di un certo limitato paesaggio. L’Ambiente sociale del Molise è molto più simile all’ambiente dell’alto territorio casertano e del beneventano che non al restante territorio campano. Ecco perché lo scrivente, ma non solo, auspica da decenni la Regione Sannio per allargare l’attuale Molise fino ad avere un milione di residenti e non solo poco più di 300mila come attualmente. Il Paesaggio molisano resta ancora a diffusa naturalità anche per la bassa densità di popolazione dei 136 comuni. In Campania il paesaggio era ed è bello anche se macchiato da grosse chiazze scure dovute alla “Terra dei Fuochi” e ad altre cose poco edificanti. Il paesaggio campano come altrove rappresenta “le fattezze sensibili di una località”. Al Museo del Prado di Madrid l’arte del Seicento napoletano fa onore ai campani con i pittori: P. Porpora, G. B. Ruppolo, G. Recco, L. Forte, M. Spadaro,, C. Sellito,, B. Cavallino,, A. Falcone, F. Solimena, G.B. Caracciolo, L. Giordano, ecc.. L’Ambiente della Regione Campania è esteso oltre 13 mila kmq ed abitato da quasi 6 milioni di persone. Queste abitano in 551 comuni (nella cintura di Napoli vi sono molti comuni di oltre 100 mila abitanti, mentre sul Matese sono di piccole dimensioni come Ciorlano, Fontegreca, Letino e Gallo Matese). In ogni ambiente sono importanti i flussi di relazioni che vi escono e vi entrano, soprattutto per il futuro con internet. Gli aspetti significanti, biofisici e sociali, costituiscono l’ambiente. Quello della Campania ha le coordinate geografiche seguenti: 40°55′20″N, 14°44′48″E., confina: a Nord con il Lazio e Molise, a Sud con la Basilicata, a Est con la Puglia, a Ovest con il Mar Tirreno. Il libro nuovo di Caracciolo è stato presentato a Sepicciano grazie all’Associazione locale Pro Loco. Dei relatori, oltre l’Autore, ho rivisto in video, volentieri, Lino o Marcellino Diana che fu mio compagno di classe piedimontese negli anni Sessanta, prima che divenisse, per due volte, Sindaco di quella città ai piedi del Matese che per lui è nativa e di vita e per me solo adottiva e per un decennio soltanto di cui quasi metà passati a Napoli all’Università. All’incontro del 13 c.m. a Sepicciano,, pur invitato, non sono potuto stare per impegni presi in precedenza a 700 km di distanza dall’ambiente nativo. Per gli aspetti fisici, l’Ambente campano ha i monti dell’Appennino Campano fatto di grandi massicci, i principali sono: il Matese, dove svetta, a 2050 metri di quota, monte Miletto (la cima più alta della regione Campania), i Monti del Sannio al confine con il Molise e i Monti dell’Irpinia. In prossimità della costa c’è il Vesuvio, tuttora attivo e la sua ultima eruzione si è verificata nel 1944. Ischia è un’isola vulcanica del Quaternario, mentre Capri non lo è perché propaggine dei monti Lattari, che sono del Terziario nonchè carsici. La costa si articola negli ampi golfi di Gaeta, Napoli, Salerno e Policastro. Il clima mediterraneo è molto gradevole: le estati sono: lunghe, secche e ventilate dalle brezze; gli inverni sono miti e poco piovosi. Solo nei rilievi interni fa molto freddo. Nella fascia costiera cresce una vegetazione molto ricca di cui: i pini marini, gli arbusti aromatici, i cipressi, i fichi d’India e molte di fiori. Nell’entroterra elevata è la sismicità carsica come per il Matese. La città di Napoli fu fondata dai Greci che già nell’VIII sec. a. C. approdarono a Ischia. A Napoli vi sono vari monumenti e Castelli: dell’Ovo, Maschio Angioino, Sant’Elmo, ecc. Anche le chiese sono varie, tra cui, Santa Chiara e Certosa di San Martino. Il capoluogo regionale è Napoli e le altre province sono: Avellino, Benevento, Salerno e Caserta. La città di Napoli, seconda dopo Parigi in Europa fino al secolo scorso, è da molti definita la più bella del mondo e dal diffuso buonumore popolare. Sul buonumore è bene ricordare in “I frantumi del mondo”, Pietro Citati: “Tutto ciò che nasce dal malumore non è nobile, ma mediocre, non feconda ma insterilisce, non ci ricorda i limiti del nostro Io ma ci chiude dentro di esso, non apre la mente ma la rinchiude”. I napoletani sono famosi per il buonumore e l’ottimismo ed alcuni inglesi, tedeschi e popoli nordici hanno scelto di vivere a Napoli, città meno monotona più briosa delle loro d’origine. Il popolo napoletano pare che abbia letto e condiviso Thomas Mann, che in “Tonio Kròger”, scrive:”Non lasciarsi sopraffare dalla mestizia del mondo, osservare, ricordare, connettere la cosa più angosciosa, e per il resto essere di buonumore, già in piena coscienza della superiorità morale…”. Ma anche le passioni sono diffuse nel popolo napoletano e sembra veritiero il monito di Fedor Dostoewskij, in “Delitto e castigo” che così sentenzia: “La ragione è schiava della passione, io ho nociuto soprattutto a me stesso” oppure, in “Massime e pensieri” di Nicolas Champort: ”Le passioni fanno vivere l’uomo, la saggezza lo fa soltanto vivere a lungo”. Gli altri capoluoghi provinciali campani sono: Salerno, la città fu fondata nel VI secolo a. C., e fu famosa per la Scuola di Medicina; Benevento, che si sviluppò in epoca longobarda e romana, infatti ci sono testimoniante storiche di questi periodi. La Campania, in Italia, è da decenni un gigante politico e un nano economico, ma ciò sembra essere valido per tutto il Mezzogiorno nostrano di cui Napoli è, per molti, la “stella polare” come la considerava un piedimontese illustre morto nel 2006. L’ambiente biofisico campano è caratterizzato dai monti, dalle colline e dalla pianura omonima, che ha primati nazionali di produttività per ettaro in molte colture come pomodoro, nocciola, arachide, tabacco, fagiolo, uva, pesca, anguria, mandarino, pera, mela annurca, ecc.. La fertilità della pianura campana era nota già ai tempi dei Romani e molte erano le ville patrizie a Bacoli e dintorni. Le città di Ercolano e di Pompei erano tra le rinomate città romane, in particolare la nobile e ricca Ercolano con le fogne interrate, mentre Pompei era più popolare e popolana con fogne a cielo aperto. Attualmente non pochi sono i parchi e le riserve naturali campane che tutelano la flora e la fauna nonché i paesaggi naturali e culturali e dovrebbero promuovere il reddito dei residenti in essi. Lo stesso Parco Naturale Regionale del Matese, che ha visto il carosello politico della nomina del suo Presidente di recente, non riesce a far decollare l’economia locale, né frenare l’esodo delle zone montane tra Campania e Molise, dove da tempo lo scrivente auspica anche una galleria di valico tra Gioia S., Cusano M. e Guardiaregia. In Campania le eccellenze non sono poche ma sono tante le pastoie burocratiche e i freni che ingessano lo sviluppo locale. L’assenza dello Stato spesso lascia il controllo del territorio o di parte di esso ad altri, purtroppo. Al Sud d’Europa e d’Italia cresce la povertà (al Nord Italia cresce la richiesta di maggiore autonomia regionale su 23 materie previste dall’art. 117 della Costituzione). A guidare il decentramento amministrativo è la mia Regione d’adozione, il Veneto, che non vuole più di spedire a Roma più soldi di quanti ne riceve. Al Sud, invece, compreso lo Svimez, si vede ciò come una sorta di rottura dell’unità nazionale, che vuole il solidarismo sempre ed in ogni caso? In tutta Europa, tranne la Gran Bretagna e il Belgio, il Sud, dei 27 Paesi che la costituiscono, è ad economia più attardata e dunque più agricola del Nord. Anche nel Nordovest e Nordest italiano gli addetti all’agricoltura hanno quasi valori del Centro e Nord Europa, cioè poche unità e con ampia agroindustria applicata ed utile alla catena distributiva commerciale. Il Pil pro capite del Sud nel 2013 (17.224 euro) scende al 55,2% di quello del Nord-Ovest (32.102) e nel 2015 sarà inferiore al 55%. Si allarga la forbice tra il Nord e il Sud del Paese, accentuata dalla crisi degli ultimi anni: serviranno 14 anni al Mezzogiorno per tornare sui livelli del Pil del 2007. Durante la seconda metà del XX secolo sono stati fondati in Italia una quantità notevole di piccoli musei per rispondere alle richieste di una popolazione sempre più esigente e, attualmente, sono presenti nel territorio nazionale più di 4500 musei e quelli campani non mancano come il museo campano di Capua, del Sannio di Benevento (dove la stessa Curia pare funzioni più dinamicamente con responsabili al patrimonio culturale), della Reggia di Portici, civico di Piedimonte M., del Paesaggio di Letino. I musei campani e le associazioni culturali sono molti e disseminati nei territori provinciali. Un’Associazione particolarmente meritevole è “Amici della Ferrovia Alifana”, che offre servizi competenti e di qualità quando guida i suoi soci, coordinata dall’animatore ,Medico e Cardiologo di Dragoni(CE), G. G. Caracciolo, al Museo Nazionale della Ferrovia di Petrarsa oppure in collaborazione con l’ITIS di Piedimonte Matese, che espone macchine agricole ed industriali d’epoca. In Campania le scuole, i musei, i luoghi pubblici dovrebbero essere luoghi di promozione culturale per uno sviluppo più ordinato e di qualità. I suoi musei scientifici e tecnici sono pochi, ma quelli esistenti vanno resi più fruibili e noti al vasto pubblico e ai turisti, non solo scolastici. Si ricordano i musei scientifici di Paleontologia ed altri come l’Orto Botanico di via Foria dell’Università di Napoli “Federico II” e di quello di Portici nell’antica Reggia Borbonica, il Museo analogo di Pietraroia (BN), l’Osservatorio Vesuviano, ecc.. La Campania è un insieme di natura e cultura straordinariamente bello, ma problematico, anche se ricco di potenzialità positive da direzionare verso uno sviluppo più democratico con crescita del reddito non di pochi ma di molti. In Campania sembra più pregnante il monito e la saggezza di Louis Bromfield:”Una persona è forte nella misura in cui dà; non importa quello che dà; l’importante è dare” oppure “Ne ho conosciute pochissimi così, che dessero senza curarsi di ricevere; che si spendessero per il prossimo senza pretendere nulla in cambio”. In Campania sono morti: Augusto, Virgilio, Plauto, Leopardi e vi è nato il filosofo-teologo prestigioso Giordano Bruno oltre al vivente Ing., Luciano De Crescenzo. Chi ha diffuso la maschera di Acerra, Pulcinella, a parte i riferimenti di E. De Filippo, è stato Totò. Pure il bergamasco, Gaetano Donizzetti, che diresse il teatro partenopeo del San Carlo, si adattò a Napoli, ma, a fin di vita, ritornò nella città di Arlecchino, impazzendo. Scrittori e poeti Napoli ne ha a iosa: da E. Scarpetta a F. Russo da G. B. Basile a L. Bovio e S. di Giacomo fino a E. A. Mario che scrisse la canzone del Piave, ma anche “Ngoppa a Matese”. In Campania sembra essere più valido quanto scriveva, in “Fogli di diario” Carlo Cassola:” Ne ho conosciuti pochissimi così, che dessero senza curarsi di ricevere, che si spendessero per il prossimo senza pretendere nulla in cambio….credo che la vita abbia un senso solo per quello che si dà agli altri e che si lascia loro quando ce ne andiamo”.

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