Rocchetta al Volturno. Neonato morto presso l’ospedale di Isernia nel giugno del 2011: rinviato a giudizio un ostetrico.

isernia ospedale veneziale

Il caso fece scalpore all’epoca dei fatti. Fu il papà, Vincenzo Neri, camionista di 38 anni, a depositare un esposto in questura per capire se poteva essere evitata la tragedia.

Per la morte del piccolo Marco Neri di Rocchetta al Volturno, avvenuta nel giugno 2011 al nosocomio “Veneziale” di Isernia erano stati già prosciolti un pediatra, un’infermiera e due ginecologi, mentre ora è stato rinviato a giudizio, con la grave accusa di omicidio colposo, un ostetrico, originario di Agnone, per il quale la prima udienza dibattimentale è fissata il prossimo 7 marzo. In un primo giudizio l’uomo è stato prosciolto dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Isernia, Antonio Ruscito. Gli avvocati si riservano di presentare anche un esposto in procura una volta valutato se, dalle risultanze dell’udienza preliminare, emergano ipotesi di reato – a carico sempre dei prosciolto, che non attengono direttamente al decesso del piccolo Marco. Il caso fece scalpore all’epoca dei fatti. Fu il papà, Vincenzo Neri, camionista di 38 anni, a depositare un esposto in questura per capire se poteva essere evitata la tragedia, se cioè i medici avessero fatto davvero tutto il possibile per salvare la vita a suo figlio. La madre del bimbo, Liliana Rodriguez, 33enne di origini boliviane, già madre di un altro bimbo, aveva già avuto l’esperienza del parto. Pare che la donna avesse chiesto di far nascere il bambino con il parto cesareo, viste le difficoltà emerse già durante il travaglio. Ma lo staff del primario preferì procedere per via naturale, in contrasto con la volontà della donna. La Direzione sanitaria, pochi giorni dopo il decesso, dispose un’indagine interna all’ospedale. L’inchiesta si è prolungata anche a causa delle difficoltà incontrate dal medico legale incaricato dal tribunale, Lucia Broccoli di Cassino, nello stilare la perizia autoptica per un caso rivelatosi particolarmente spinoso. Al momento di mettere la testa fuori del grembo materno, infatti, per il piccolo Marco subentrò anche un evento imprevedibile, la cosiddetta distocia di spalla. Il bimbo, in pratica, rimase incastrato con la spalla bloccata e il braccio di traverso. Di conseguenza, fu convocato d’urgenza in sala parto il primario – assente in quel frangente – che provvide a estrarre il feto con una delicata manovra, ma per il piccolo non ci fu nulla da fare. In una udienza il 27 novembre scorso, in tribunale fu discussa la perizia del consulente tecnico d’ufficio, Carmine Nappi, nominato dal gup di Isernia. dalle indagini è risultato che il feto era nato vivo, come dimostrato dalla prova su un polmone, che galleggiava quando immerso nell’acqua. All’interno dunque c’era aria, ed  il bimbo respirava autonomamente.

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