Agnone. Tracollo demografico: in 70 anni i residenti si sono dimezzati, complice anche la chiusura del punto nascite.

Circa 5mila residenti in meno, da secondo comune del Molise a icona di spopolamento delle aree interne.

Un tempo era la seconda città più popolosa del Molise, oggi subisce uno spaventoso spopolamento. Difatti, se nel lontanissimo 1871 faceva registrare quasi 12mila abitanti (nello specifico 11.865), secondo solo al capoluogo regionale Campobasso, appunto (con l’altro capoluogo provinciale Isernia poco più di 9mila e Termoli appena 3mila), si è registrato nel tempo un lento ma inesorabile declino, perdendo in circa 70 anni, dal 1951 al 2021, qualcosa come 5mila abitanti (addirittura -51,05%). Molisani verso altri lidi: vedi San Salvo, in primis.

Tra le maggiori cause l’indice di denatalità: nel ’51 erano 208 nuove nascite annue, passando agli appena 40 nel 2010, causa anche la chiusura del Punto nascita del nosocomio “Caracciolo“. Ma non solo denatalità alla base del tracollo, ma anche altri problemi di natura economica, come la mancanza di posti di lavoro che ha avuto inevitabili ripercussioni sulla creazione di nuove famiglie. Anche l’ospedale cittadino, passato da venti anni fa a circa 330 unità lavorative, oggi, con soppressione ai reparti e tagli al personale, si registrano poco più di 110 occupati.

Nel corso degli anni anche la politica ha messo il suo carico con scelte sciagurate che di fatto hanno incentivato l’esodo. Tra tutte la carenza di politiche sociali, tagli ai servizi, infrastrutture inesistenti, disastrata viabilità con anche la chiusura del viadotto “Sente – Longo”, il dirottamento dei 40 milioni di euro della “Fresilia” verso altri progetti. In ultimo, la mancata applicazione della Legge sulla Montagna, mai finanziata, e la mai esplosa fiscalità di vantaggio.

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