Venafro. Senza pronto soccorso e servizio 118: sanità in declino
Sindaco e amministratori comunali mettono mano al proprio portafogli, rinunciando all’indennità “per pagare le 9 euro a ora di differenza ai medici che vogliano coprire la postazione 118”.
di Luca Colella
Per certi versi è compassionevole che sindaco e amministratori comunali, non avendo santi in paradiso – perché anche di questo si tratta –, mettano mano al proprio portafogli, rinunciando all’indennità «per pagare le 9 euro a ora di differenza ai medici che vogliano coprire la postazione 118».
Intanto va detto, altrimenti sembrerebbe una mera questione di soldi, che il problema non sono i 9 euro per ogni ora di prestazione aggiuntiva, ma la carenza dei medici. In buona sostanza per il “118 Molise” lavorano una quarantina di dottori a fronte degli oltre 90 previsti in pianta organica. Per evitare di lasciare postazioni scoperte, l’Asrem chiede ai pochi in servizio di prestare la propria opera anche oltre l’orario di lavoro. Accade però che Roma, da cui sostanzialmente dipende la sanità molisana, mentre dà l’ok – è un esempio – per pagare decine di milioni di euro ai privati accreditati anche se non firmano i contratti, non vuole autorizzare il commissario della sanità ad una spesa di 300mila euro – un’inezia per i conti delle disastrate casse molisane – necessaria ad assicurare le prestazioni aggiuntive del 118.
Quindi, terminati i turni “ordinari”, i medici non possono lavorare oltre e i pazienti possono morire: questo in estrema sintesi dicono – e nessuno si senta offeso – anche Lancellotta, Della Porta, Cesa e Lotito, che i molisani hanno mandato in Parlamento.
Per carità, apprezzabile il gesto del sindaco Ricci & Co., ma come si dice appunto a Venafro: ropp arrubbat l port r fierr. La postazione del 118 che ha sede al Santissimo Rosario e che da ieri sera è senza medico, originariamente – appena qualche giorno fa – non era interessata da alcun provvedimento, avendo deciso l’azienda sanitaria di declassare quella di Agnone. E ciò, probabilmente, aveva un senso. Perché l’ospedale della cittadina altomolisana, per quanto messo in ginocchio dalla politica miope e scellerata dei tagli, è comunque dotato di Pronto soccorso. Quindi, seppure l’ambulanza non fosse medicalizzata, al Caracciolo è in servizio h24 una equipe di professionisti addestrati a gestire le emergenze.
All’ex ospedale di Venafro, invece, non è in funzione né il Pronto soccorso né il Punto di primo intervento. Considerando l’importanza della viabilità dell’hinterland, la popolazione residente e la presenza di un nucleo industriale, sarebbe stato oggettivamente più sicuro demedicalizzare Agnone piuttosto che Venafro. Fermo restando – a scanso di equivoci – che è una guerra tra poveri. Perché tutte le postazioni di un territorio difficile come quello molisano dovrebbero essere in formazione completa.
È evidente che a differenza dell’amministrazione venafrana e degli illustri delegati locali in seno a Consiglio e giunta regionale, l’Alto Molise ha saputo meglio rappresentare le proprie esigenze e far valere i propri diritti. Detto in parole povere, l’assessore Pallante e il consigliere plenipotenziario Di Lucente hanno impedito che Agnone venisse demedicalizzata (e bene hanno fatto, sia chiaro) a scapito di Venafro.
Il Santissimo Rosario era uno dei pochi ospedali molisani che produceva mobilità attiva: lo hanno chiuso. Lasciando tuttavia aperto il Pronto soccorso. Poi hanno chiuso il Pronto soccorso, sostituendolo con un Punto di primo intervento. Poi il punto di Primo intervento è stato chiuso nelle ore notturne, per poi essere soppresso. Hanno lasciato una sola ambulanza in servizio per una delle aree più vaste della regione. Da quell’ambulanza adesso hanno tolto il medico, nelle ore notturne. Tra qualche mese demedicalizzeranno definitivamente la postazione e poi la sopprimeranno.
Perché?
Bisognerebbe chiederlo a chi amministra a ogni livello, anche da 30 anni ininterrottamente. E chi amministra da 30 anni non lo fa per grazia ricevuta o per imposizione del Padreterno, ma più verosimilmente perché riceve puntualmente la fiducia degli elettori. C’è davvero poco da aggiungere, se non che la mossa dell’amministrazione comunale di Venafro è pura, ennesima, propaganda: quando vuole, il governo sa come e dove trovarli i soldi. Non serve devolvere l’indennità. Forse è più utile venire a Campobasso e far volare qualche scrivania.