Donne false. Vicenda Segre – Seymandi: la verità è patriarcale (no, anzi: maschile). VIDEO.

Perchè parli, Massimo? Perché? La narrazione deve essere a senso unico, altrimenti diventa patriarcale. VIDEO.

di Fabio Nestola e Davide Stasi

La vicenda della separazione “pubblica” tra Massimo Segre e Cristina Seymandi è finita in tendenza, com’era prevedibile, un po’ su tutte le piattaforme social, generando la tipica divisione tra quelli che “sto con lei” e quelli che “sto con lui”.

Dà speranza nel futuro constatare che questi ultimi siano una strabordante maggioranza, composta per altro da un numero spropositato di donne. Gli altri, anche questa cosa del tutto prevedibile, virano invece verso il vittimismo, qualcuno definisce la reazione di Segre “una violenza” (con l’immancabile e tragicomico richiamo al “femminicidio”), mentre avvocati improvvisati suggeriscono che si tratti di diffamazione, dimenticando però che, essendo lei lì presente, la diffamazione non può essere lamentata. La stessa Seymandi, invece di optare per un dignitoso silenzio, chiama a raccolta i media per dire la sua e contrattaccare come può. Ne esce un quadro sgangherato, dove un po’ sembra alludere che anche lui avesse delle amanti, un po’ si descrive come vittima di un complotto, un po’ mostra i muscoli dell’empowered woman, mentre sul Corriere la fretta le fa dire (o fa scrivere al giornalista amico?) il nome sbagliato dell’ex, che da “Massimo” diventa “Giorgio”.

E mentre Seymandi, invece di una ritirata strategica e in buon ordine, decide di assomigliare a un carro armato che avanza dopo che una mina gli ha fatto saltare i cingoli, i peggiori a manifestarsi sono quelli che “ma cosa ce ne frega? Non sono fatti nostri!”. Si tratta indubbiamente di una vicenda privata, che però è arrivata alla conoscenza pubblica, e il fatto che i protagonisti non siano due persone “qualunque” ma appartengano a quella che in qualche misura può essere definita la classe dirigente contemporanea, legittima l’opinione pubblica a vedere nella condotta dei due qualcosa di esemplare, da esaminare e da cui eventualmente anche imparare qualcosa.

È indubbio che ci siano questioni ben più importanti delle beghe pre-coniugali di due persone eppure, come abbiamo provato a dire ieri, l’intera gestione della faccenda può risultare paradigmatica. Anche per questo il femminismo nazionale si è scatenato, dopo aver tranquillamente ignorato il “femminicidio” di Iris Setti in quanto commesso da un immigrato («un pover’uomo», per altro «fisicamente spettacolare», come sottolineato dalla procuratrice di Rovereto Dr.ssa Del Tedesco, ora sotto indagine CSM per le sue parole…). Metti caso che altri uomini prendano Segre a modello e comincino ad alzare la testa…

Non sia mai. Ed ecco che si diffonde una ridda di bislacche argomentazioni, tutte riducibili al concetto: “come ha osato Segre non subire il tradimento tacendo, al massimo gestendo la cosa in privato?”.

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