“Violenza di genere”: il silenzio dopo il Dossier del Viminale.

Nessuno scandalo sui dati “di genere” del Dossier del Viminale. L’industria dell’antiviolenza tace di fronte a numeri inequivocabili. Le emergneze inesistenti, sradicare le lobby che “dettano la narrazione dominante”, togliere i loro artigli da…

di Giorgio Russo

Contrariamente a quanto previsto, l’uscita del periodico Dossier del Viminale sulle attività del Ministero dell’Interno non ha suscitato la l’usuale ridda di articoli e articolesse incentrate sulla malvagità maschile che miete millemila vittime femminili nel nostro paese. Con ragione, l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica si è piuttosto concentrata sull’aumento esponenziale degli sbarchi di immigrati, per una volta evitando di cogliere il pretesto delle statistiche per confermare la narrazione “di genere” che ben conosciamo. Il fatto è che, anche volendo e pur con tutti gli sforzi manipolatori possibili, stavolta è pressoché impossibile utilizzare i numeri per puntare una volta di più il dito accusatorio verso il genere maschile nazionale. Le tre pagine di sintesi (18, 19 e 20) dedicate ai nostri temi d’interesse infatti inviano un messaggio molto chiaro. Vediamole brevemente assieme.

A pagina 18 si parla di omicidi volontari. Si badi bene: non di “femminicidi”, qualunque cosa significhi il termine, ma di omicidi volontari. Dunque fatti di sangue avvenuti per qualsivoglia motivo e per mano di chiunque: il figlio che uccide la madre per avere l’eredità, l’anziano che sopprime la moglie malata terminale e poi si uccide lasciando scritta la richiesta di essere seppelliti assieme, il malato di mente che accoltella una donna a caso, il pappone che annega la prostituta perché non ha portato abbastanza soldi, ma anche la figlia drogata che uccide la madre perché le ha rifiutato i soldi per la dose, la donna gelosa che uccide l’amante del marito… in mezzo a questo esercito dell’orrore sì, ci sono anche quei pochi che hanno ammazzato una donna per gelosia, perché traditi, perché incapaci di accettare una separazione. Si allude alla loro esistenza utilizzando le ambigue categorie di “in ambito familiare/affettivo” e “da partner/ex partner”, di cui soltanto quest’ultima può solo avvicinarsi (mancando il dato del movente) al concetto fumoso di “femminicidio” che viene usato con tanta larghezza un po’ ovunque. Ma veniamo ai numeri: gli omicidi di donne negli ultimi 12 mesi sono diminuiti quasi dell’8% (da 77 a 71). Quelli per mano del partner o ex partner sono scesi da 40 a 35, stabili cioè in quella quota fissa di cosiddetti “femminicidi” che noi riconosciamo ogni anno come oscillante appunto tra 30 e 40.

Le emergenze inesistenti.

Certamente uno sarebbe già troppo, ma dal lato analitico non si può non prendere atto che siamo il paese con il più basso tasso omicidiario femminile al mondo. Un tasso, alla luce della popolazione residente, definibile con agio sotto la soglia fisiologica (sempre ricordando l’apporto al fenomeno della presenza di un’alta quota di immigrati). Una conferma insomma che in Italia una donna rischia di morire più per incidente domestico (2.114 casi ogni 100mila all’anno) che non per mano del proprio compagno o ex compagno. Ma la pagina sugli omicidi volontari è notevole anche per un altro aspetto: il totale degli ultimi 12 mesi è riportato in una piccola nota a pie’ di pagina e assomma a 195. Gli omicidi di donne (per qualunque movente e per mano di chiunque) assommano quindi a un 36,4%. Poiché la pagina è intitolata “Violenza di genere”, interpretata come sola violenza contro le donne, si omette di sottolineare che le vittime maschili di omicidio (per qualunque movente e per mano di chiunque) sono la bellezza del 63,3%. Il lettore può arrivarci soltanto per deduzione, facendo il calcolo che abbiamo fatto noi e che ovviamente non fa nessuno. Così si ottiene l’effetto propagandistico-manipolatorio desiderato: non parlando di un fenomeno (il maggior numero di morti per omicidio è maschile), quel fenomeno non esiste nella realtà percepita da chi cerca di informarsi. Una strategia win-win per chi vuole vittimizzare sistematicamente il mondo femminile e criminalizzare quello maschile.

Sconfortante per questi ultimi è anche pagina 19, dove si riportano le denunce per quello che viene considerato il “reato-spia” per eccellenza: gli atti persecutori, che in 12 mesi sono crollati del 23%, da poco più di 11 mila a 8.607. Non solo: va sottolineato che si tratta di denunce, non di condanne. Quegli ottomila e rotti sono tutti innocenti finché un giudice non dice il contrario. Ed è ben noto che questo accade in un 10% scarso di casi, mentre il 90% finisce in archiviazione o assoluzione, assumendo così le fattezze della falsa accusa. Detto insomma con il massimo rispetto per il Viminale, questa pagina è di un’inutilità olimpica dal lato statistico, non dice nulla di significativo o utile, se non che negli ultimi 12 mesi 8.600 donne hanno trovato motivazioni per querelare un presunto persecutore, che raramente poi risulta davvero tale. Di solito il gioco dei media e dei politici è far passare questo dato come un fatto, come se si trattasse di 8.600 colpevoli, ma il calo verticale dei casi quest’anno ha tappato la bocca ai manipolatori di professione. Che tacciono anche alla luce dell’ultima pagina di interesse per noi, quella successiva che parla delle segnalazioni per “crimini d’odio”. Quelli legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere sono crollati del 22% e in termini assoluti si parla di 43 miseri casi in 12 mesi. Un po’ pochino per definire quella omofoba come un’emergenza nazionale.

Sradicare le lobby.

Insomma, al di là della qualità dei dati, non sempre significativa, del modo con cui vengono presentati, spesso ambiguo e incompleto, questa volta ai promotori dell’odio anti-maschile e anti-etero è andata malissimo perché il Dossier del Viminale non lascia alcun appiglio. Non è bastato nemmeno l’incomprensibile giochetto di sommare i dati dell’ultimo semestre 2022 con il primo del 2023, che così frequentemente aiutava in passato a gonfiare i dati: la “violenza di genere” è e rimane un fenomeno marginale nel nostro paese, che si conferma quale statistiche europee ben più accurate hanno da tempo dimostrato, ovvero uno dei più sicuri al mondo per le donne. Di fronte al giganteggiare dei numeri relativi ad altri fenomeni criminali, le tre paginette da noi citate dovrebbero sparire dal Dossier, cosa che accadrà soltanto quando le potenti lobby che dettano la narrazione dominante toglieranno i loro artigli da tutta la società occidentale e da quelle istituzioni, compresi i ministeri, dove da (troppo) tempo sono riuscite a radicarsi e da dove dettano la linea del pensiero di tutti.

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